venerdì 19 maggio 2017

Screening per il carcinoma della cervice uterina

Il carcinoma delle cervice nelle giovani donne africane è estremamente frequente.
Purtroppo normalmente noi riceviamo pazienti in stadio così avanzato da impedire ogni soluzione chirurgica del problema.
A questo si aggiunga il problema che pochissimi tra i nostri pazienti hanno comunque possibilità economiche per affrontare chemio e radioterapia.
La diagnosi di carcinoma della cervice, che normalmente facciamo con biopsie, è sovente solo una documentazione che poi verrà usata dai pochi centri che offrono terapia palliativa.
Qualche volta riusciamo anche a fare un'isterectomia e ad ottenere dei margini chirurgici liberi da tumore, ma questi sono i pochi casi fortunati. Troppo spesso è già avanzato ed ha invaso le strutture circostanti, per cui la chirurgia diventa in effetti solo una riduzione di massa tumorale.
Sappiamo però che, se preso in stadi molto precoci, il carcinoma della cervice può essere completamente curato anche senza chemio e radioterapia.
Questo è il razionale di tutti i programmi di prevenzione che si fanno nei Paesi industrializzati.
In stadi precoci non è inoltre necessario rimuovere l'utero e si può pensare ad una conizzazione che poi non impedisce alla giovane donna di avere ancora figli, se li desidera.


La diagnosi precoce in Africa non si fa, in parte per motivi culturali, in quanto in genere qui non c'è molta attenzione alla medicina preventiva. Si è piuttosto fatalisti e si va all'ospedale
solo quando è davvero troppo tardi.
Un'altra ragione è comunque rappresentata dal fattore economico: gli esami preventivi costano molto, e tanta gente non fa prevenzione perchè i prezzi sono troppo alti.
Da anni si sa che il PAP test è l'esame migliore per lo screening di questo tipo di tumore. E' un test ad alta sensibilità e specificità, ed è molto poco invasivo.
Il problema è stato per anni che costa molto; che viene eseguito solo a Meru, e normalmente non a scopo preventivo e su larga scala, ma solo nel caso un medico lo prescriva per sospetto clinico di tumore.
Medito su questo problema da anni, cercando soluzioni.
Oggi finalmente posso annunciare che siamo partiti: facciamo il PAP test a Chaaria, e lo offriamo a tutte le donne che desiderano avere uno screening preventivo per questo tumore. Offriamo questo servizio dal lunedì al venerdì, in modo da garantire la massima copertura
possibile.
Il nuovo programma del PAP test a Chaaria parte in collaborazione tra il "Cottolengo Mission Hospital", "DREAM" (Comunità di Sant'Egidio) ed il Dr Kibera (anatomo-patologo di Meru).
Speriamo di offrire a molte donne la certezza di essere negative al tumore, ma soprattutto ci auguriamo di poter trovare quelle sfortunatamente positive in fasi tanto precoci da permetterci di guarirle completamente, senza depauperarle della possibilità di avere figli.
E' un altro momento di gioia, un'altra pietra miliare che sta ora muovendo i primi passi: ci auguriamo che sempre più donne comprendano l'importanza della prevenzione, che allunga la vita e che è assolutamente conveniente anche dal punto di vista economico.
Fare una diagnosi tardiva infatti, oltre alle innumerevoli sofferenze che in sè comporta, implica anche tentativi disperati di terapie costosissime e quasi sempre inutili.
La cosa bella è che il PAP test è un po' un coronamento diagnostico-terapeutico per il carcinoma della cervice: ora possiamo infatti partire dal PAP test, procedere alla biopsia se necessario; eseguire conizzazione in casi precoci, e naturalmente anche isterectomia in quelli un po' più avanzati.
Ringrazio il Signore che anche questo sogno (che ha avuto una gestazione travagliata durata molti anni) ora sta diventando realtà.

fr Beppe


Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....