domenica 15 gennaio 2017

Emorragia post partum

Sono le 21.30; Mary ha appena dato alla luce un bellissimo bambino ed è estremamente felice. 
Tutto sembra normale, ma in un attimo le cose precipitano: un’emorragia post-partum così severa che il lettino ed il pavimento diventano quasi subito un lago rosso.
La donna tenta di alzarsi senza il nostro permesso e cade sul pavimento svenuta.
Non c’è tempo da perdere. La soccorriamo immediatamente, rimettendola in barella.
L’ago cannula ci sembra troppo piccolo per darle liquidi a go-go, ma fortunatamente non è così difficile reperire due grossi accessi venosi. Infondiamo soluzioni saline ed ossitocina.
La sediamo per poter eseguire una buona visita ginecologica: fortunatamente non è una lacerazione cervicale!
Saranno dei prodotti di concepimento ritenuti!
Eseguiamo una revisione della cavità uterina. Ne fuoriescono quantità inverosimili di enormi coaguli...credo che in pochi minuti abbia perso almeno due litri di sangue. Troviamo anche delle membrane e dei piccoli residui di placenta che forse hanno causato l’atonia uterina responsabile di una emorragia tanto massiva.


Mi avvio quindi in laboratorio per i gruppi e le prove crociate: fortunatamente abbiamo sangue per la trasfusione in emoteca!
Non appena inizio questo lavoro per me un po’ noioso, vengo però richiamato d’urgenza in sala parto: la donna sembra abbia avuto un edema della glottide e non respira; è rigida e contratta.
Seguono momenti concitati ed a dire il vero un po’ confusi in cui ognuno dà ordini e poi li contraddice dopo un secondo: siamo tutti tesi e facciamo fatica a tenere i nervi saldi.
Cristina teme un’embolia polmonare, forse anche favorita dalle alte dosi di oxitocina che le abbiamo infuso.
Onestamente a me sembra una crisi epilettica. Ne ho viste tante in pazienti che hanno avuto una emorragia acuta: forse è un’ipossia cerebrale dovuta alla grave ed improvvisa ipovolemia.
In effetti pian piano la rigidità corporea scompare e la donna riprende a respirare normalmente; rimane incosciente ma tutti pensiamo che non sia un coma, bensì la sedazione con ketamina.
Ritorno in laboratorio, completo le prove crociate ed iniziamo l’infusione di due sacche di sangue intero...di più non ne abbiamo!
Nel frattempo la sala parto è stata sempre un delirio, e la nostra infermiera del turno di notte ha fatto i salti mortali, cercando di aiutare noi per l’emergenza in corso, e prodigandosi anche a far partorire le donne che arrivavano a fine travaglio tutte insieme.
Ad un certo punto avevamo la nostra paziente complicata su una barella volante in un angolo della stanza, e tre donne che spingevano contemporaneamente sui tre lettini da parto...ed in mezz’ora ci sono stati per due parti gemellari ed uno singolo.
Questa mattina temevo di non ritrovare più la nostra paziente...l’emorragia post-partum non scherza e può uccidere molto rapidamente.
Invece l’ho trovata sulla stessa barella volante (non abbiamo assolutamente letti liberi in questo periodo), ma sorridente e stabile. Le ho fatto fare l’emocromo ed ho trovato un’emoglobina di 7 grammi: chissà com’era anemica ieri sera prima della trasfusione!
Ora però è fuori pericolo, non sanguina più e credo che la dimetteremo domani con il suo bambino.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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