giovedì 10 settembre 2009

Lettera dal Superiore Generale, Fr. Giuseppe Meneghini

Carissimi amici e simpatizzanti dell’Associazione Volontari Cottolengo Mission Hospital Chaaria – Kenya (onlus), desidero esprimere il mio fraterno e cottolenghino Deo Gratias per quanto fate per le nostre missioni sparse per il mondo.
Per il momento la più collaudata e gettonata è quella del Kenya, poi l’Ecuador la segue a ruota mentre per ora si sta facendo un po’ di difficoltà a decollare per quelle dell’India. Sia ben chiaro che io sto parlando delle missioni dove operano in primis i Fratelli del Cottolengo. Detto questo richiamerei l’attenzione sul problema organizzativo o di calendarizzazione delle presenze dei volontari/e in loco. Questo dipende solo ed unicamente dal posto fisico concreto della foresteria che li accoglie e non avendo nessuna intenzione di mettere dei letti a castello o dei materassi per terra ci si deve aggiustare con 6 posti letto a Chaaria- Kenya, 2 o 3 posti letto a Tachina, e poi a progetto decollato 2 o 3 posti in Kerala – India.Nel rispetto della libertà di ogni persona se crede può contattare i vari fratelli in missione per avere da loro tutte le informazioni che desidera però il calendario delle partenze da e per le missioni deve essere concordato solo con:
- fr. Giuseppe Meneghini, per il Kenya e il Kerala 
- il sig. Bruno Castellino segretario dell’Associazione, per l’Ecuador. 
Per i colloqui e contatti vari con gli aspiranti volontari c’è la valida e sempre attiva collaborazione di Sr. Annamaria Derossi, direttrice dell’Università per Infermieri Professionali con sede nel Cottolengo. Tenendo sempre presente che il primo contatto dovrebbe essere rivolto al referente del volontariato che è il Presidente dell’Associazione il dr. Lino Marchisio, e a seguirlo il Vice presidente il dr. Giuseppe Farnese
Ci sono altre piccole difficoltà tecniche come la praticità tecnica di accostarsi alla persona meno abile. Come imboccarla, come assisterla, come aiutarla nelle necessità più personali e delicate nel lavarla, nell’accompagnarla ai servizi igienici ecc. ecc. o se sono anziani saperli ascoltare con paziente amore, facendo capire che siamo compartecipi del loro racconto di vita vissuta reale o immaginaria. O restare a loro accanto nel momento più importante e decisivo della vita umana, che è il “ritorno alla Casa del Padre” dove si gioca il rigore più serio di ogni uomo. Ne va dell’eternità beata o meno. E’ un goal  troppo decisivamente importante! Non ci è consentito perdere la partita e magari la presenza amica del volontario/a può aiutare a vincere.Per questo si chiede a chi non è sanitario o parasanitario e quindi non ha esperienza con la persona ammalata, di fare un po’ di volontariato in Italia presso una nostra casa dove ci siano persone con difficoltà psicofisiche da poter aiutare e che a loro volta ci aiutano ad imparare a servirle bene con scienza e coscienza.Certamente se uno sa che non toccherà mai direttamente un povero ma solo strumentazione, perché farà il meccanico o il fabbro o altri lavori tecnici si trova nella stessa categoria dei medici e paramedici, ma si accontenta di aiutare chi aiuta e quindi di essere utili in seconda linea, ma molto utile al buon funzionamento del Centro. Poi c’è la problematicità della scelta delle compagnie aeree. Per comodità si era scelto una compagnia aerea e la si continua a suggerire lasciando però i volontari liberi di scegliere la più economica e che offra la possibilità di trasportare più kg possibile, fermo restando due cose che gli arrivi siano nel tardo pomeriggio, sera e di conseguenza le partenze. Così si va solo una volta all’aeroporto ad accompagnare chi parte e ad accogliere chi arriva. Nello stesso tempo se ci sono diversità di arrivi chi arriva prima aspetta con pazienza chi arriva dopo. Questo inghippo si risolverebbe se tutti si volasse con una unica compagnia aerea, ma la ragione del portafogli non ammette legge. 
Certamente i volontari che vanno nelle nostre missioni sono a conoscenza di un piccolo regolamento da osservare per il rispetto verso la comunità dei Religiosi che vi abitano e contemporaneamente per il vicendevole rispetto tra volontari/e. L’osservanza del regolamento non è un’optional ma  è un’esigenza di educazione civica. Colgo l’occasione per esprimere il mio fraterno e cottolenghino Deo Gratias a tutte quelle persone che direttamente o indirettamente collaborano con le nostre missioni permettendoci di servire il meglio che siamo capaci i poveri che vengono per essere serviti. Il Cottolengo ancora oggi ci dice: “Si ricordi, caro amico, la carità che usa ai miei poveri sarà quella che le aprirà le porte del Paradiso. La Divina Provvidenza benefica i nostri benefattori, ed i benefattori beneficano in certo modo la Divina Provvidenza che si serve di essi come di suoi aiutanti e ministri” ( F. e P. 257, 333). 
Un particolare ringraziamento a Nadia la “guardiana del blog” con un augurio per la sua prossima maternità. 

Fraternamente, 
Fr. Giuseppe Meneghini

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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