domenica 23 giugno 2019

Nuovo Blog...

Sono sentimenti contrastanti di tristezza e di grosso affetto per i lettori quelli che provo in questo momento.

Questo è infatti il post di addio al blog che dal 2007 è stato il mio compagno di viaggio a Chaaria, la mia coperta di Linus, il mio diario.
Nadia è stata il mio "calamaio" (come lei ama definirsi), ma soprattutto la mia fedelissima amica che con fedeltà ha quotidianamente pubblicato i miei post, che negli anni ci hanno permesso di diventare una grande famiglia. 
Non ho parole adeguate per ringraziare Nadia per il grande lavoro portato avanti per me, con me e per Chaaria. Solo Dio la può ricompensare.
Il blog ci ha permesso di condividere gioie e dolori, sogni e delusioni che hanno costellato il cammino del crescente ospedale di Chaaria.
La vita poi riserva sempre delle sorprese. 
Io non mi aspettavo di lasciare Chaaria e quindi non credevo che si sarebbe arrivati ad un ultimo post per questo prezioso blog.
Eppure le cose capitano ed io voglio credere che tutto questo abbia un senso sia per me che per Chaaria.
Si dice sempre che, quando Dio chiude una porta, poi spalanca un portone.
Grazie a tutti i lettori che ci hanno seguiti su questo blog, che rimarrà comunque online, come un primo volume consultabile ancora da tutti.
Dopo questo ultimo post i lettori potranno continuare a leggermi nel nuovo blog che Nadia ha apprestato, con rinnovato impegno e con tanto affetto per me e per tutti i lettori. Sarà il secondo volume.
Il nuovo blog sarà consultabile a http://beppegaido.blogspot.com
Racconterà questa nuova fase della mia vita in cui il Signore mi affida una nuova missione da compiere.
Scriverò ancora quelle storie che vi hanno affascinato e commosso e vi propongo che saranno sempre storie assolutamente vere.
Presto comunicherò anche il nome del nuovo ospedale in cui sarò chiamato ad operare, non appena sarà tutto chiaro anche per me
Continuate a leggermi, a sostenermi ed a pregare per me.

Fr Beppe Gaido


mercoledì 12 giugno 2019

Ricordando...

Sono un religioso del Cottolengo di Torino dal 1981.
Dal 1991 sono anche medico ed in seguito mi sono specializzato in Medicina Tropicale ed Igiene.
Dal 1997 sono stato inviato in Africa dalla mia Congregazione, dapprima in Tanzania e poi in Kenya, a Chaaria, un piccolissimo villaggio della zona di Meru.
Quando arrivai la zona non aveva servizi sanitari, non aveva strade, elettricità o acqua potabile.
Iniziai la mia opera in un piccolo dispensario che non aveva neppure una barella su cui visitare i pazienti, per non parlare di posti letto.
Iniziai in punta di piedi e senza alcun piano preordinato di fondare un ospedale.
Ma il Tam Tam africano fu velocissimo a far sì che moltissimi nei villaggi venissero a conoscenza del fatto che a Chaaria era arrivato un medico, per di più un medico bianco.
Fiumane di gente presero ad assalire letteralmente il piccolo dispensario, e quando dicevamo che non avevamo posto, loro non se ne andavano ed aspettavano fuori del cancello.
Se dicevamo che non c’era la maternità, le donne attendevano al cancello e spesso partorivano sulla nuda terra, obbligandoci poi a soccorrerle nel dopo parto.
Fu così che la gente pian piano mi ha obbligato ad imparare aspetti sempre nuovi della medicina: da infettivologo sono diventato ostetrico e ginecologo, poi chirurgo generale e poi ancora ortopedico.

lunedì 10 giugno 2019

Carissimi lettori...

Carissimi lettori non abbandonatemi. Continuate a leggere. 
Sono in Italia ma ho intenzione di riprendere a scrivere al piu presto. 
La mia famiglia ed i miei amici mi stanno coccolando un po'. 
Spero di tornare al meglio in tempi brevi. Nel frattempo faccio anche un po di attivita' esterne ed incontri sia in Piemonte che in altre parti d'Italia.
Fr Beppe


venerdì 7 giugno 2019

La mia Africa

Sarei tornata a Chaaria entro la fine dell'anno... finalmente pensavo, ho la possibilità di tornare a percorrere quelle strade di polvere rossa che mi hanno stregato assieme ai tramonti e alle albe africane di ineguagliabile bellezza, e assieme  a quei sorrisi dei bimbi, che mi hanno salvato, molti anni fa....si ho scritto bene non mi sono sbagliata, loro hanno salvato me, non io loro...
Per dodici anni, ho rappresentato la penna ed il calamaio di Fr. Beppe, un pò silenziosa, quasi  invisibile, poco propensa nell'apparire, ma sempre presente con costanza  nel tenere stretta tra le mani la corda che virtualmente unisce latitudini diverse.
L'amore vince sempre, anche quando perde. 
L'amore per chi è credente, si intreccia alla figura di un Dio e alla solidarietà degli uomini, che sono e restano tali e pertanto vulnerabili e imperfetti... e nella loro imperfezione, sbagliano e producono effetti, talvolta devastanti.
Non spetta a me dare giudizi, esprimere opinioni, emettere sentenze. 
Ma credo, dopo dodici anni in cui ho rivestito il ruolo di infermiera volontaria, di blogger, di sostenitrice e di amica, di avere il diritto di scrivere io stessa questa volta, di mio pugno, ed esprimere la mia  profonda delusione e l'amara tristezza di fronte ad una imposizione che non condivido, fatta da uomini, nei confronti di un medico, un uomo, un fratello.
Chaaria resterà senza colui che l'ha trasformata in ciò che è; certamente è stato possibile con l'aiuto di tutti (Piccola Casa, volontari, donatori, ecc.) ma Chaaria è sbocciata grazie ad un'animo pieno di amore per i poveri, ai quali ha dedicato la sua esistenza. 
Non ci sono eroi, non ci sono vincitori e vinti. Ci sono e ci saranno, solo persone povere che hanno bisogno di aiuto e di cure.
L'umiltà con cui ci si dovrebbe rivolgere al prossimo è la sola cosa per cui valga la pena considerare l'ipotesi, che le cose dovevano andare così perchè c'è un disegno ancora sconosciuto e che si andrà a realizzare, per il bene di altri popoli.
Ma intanto oggi, con il cuore tra le mani, vorrei ringraziare con sincera commozione, tutti i lettori che ci hanno seguito e che ogni sera, hanno aspettato di leggere attraverso questo calamaio virtuale, l'eco di quanto stava accadendo in quell'angolo sperduto del mondo, dove regna la povertà e la morte e allo stesso tempo, inspiegabilmente coesistono, la ricchezza d'animo e l'amore per la vita.

Asante sana (grazie tanto, in lingua swahili)

Nadia Monari


*****


Dedico a tutti voi una poesia che ho scritto l'ultima volta che sono stata a Chaaria, ricordando anche il mio primo viaggio, molti anni fa, in cui ebbi la fortuna di visitare il lago Nakuru popolato dai fenicotteri rosa.



Perla nera

Mi siedo sul greto del lago e osservo l’acqua che scorre. I miei pensieri veloci seguono le correnti che, incessanti e fugaci portano lontano, oltre il filo spinato del tempo e dei ricordi. Non è colpa dell’acqua se pian piano si infiltra nella roccia e la spacca. L’ombra di un baobab mi protegge, mentre un volo di fenicotteri  risveglia in me questa voglia di fuggire per salvarmi.
Le acque del lago si tingono di rosa e si accende il contrasto con il blu del cielo, che nasconde le stelle, che pur se presenti, nessuno potrà vedere fino a notte.
Le mie dita raccolgono terra rossa che stringo chiudendo il pugno, mentre piedi scalzi sconosciuti, si avvicinano per regalarmi un sorriso che si confonde con la bellezza del lago.
In un solo istante quella perla nera raccolta precocemente, mostra l’immensità dell’amore e riesce ad accendere tutte le stelle nascoste; mentre un flebile vento caldo accarezza i nostri corpi, tutto intorno si ferma, persino i fenicotteri smettono di volare e tornano a posarsi sulle acque del lago.
Chiudo gli occhi e odo il pianto stridulo di bimbi e il suono di un tonfo sordo: è l’impatto di un corpicino, con la nuda terra uguale a quella che stò stringendo tra le dita.
Apro il pugno, la terra rossa cade disperdendosi come polvere cosmica, residua dalla coda di una cometa che nella notte di Natale, non ha mai dimenticato di sovrastare la sua Africa.
E l’Africa, non tradirà mai quella terra rossa, né tutte le perle nere che essa contiene.

Nadia Monari


lunedì 3 giugno 2019

Affetto e sostegno

Quello che mi porto via dalla Polonia e' un grande affetto, tanta stima da parte di coloro che sono venuti a Chaaria ed il desiderio di continuare a collaborare laddove il Signore vorra'. 
L'incontro in Polonia l'ho voluto fortemente soprattutto per ringraziare del grande aiuto ricevuto a Chaaria. 
Abbiamo vissuto insieme anche una bella messa (ovviamente in Polacco e non ci ho capito niente), ed abbiamo chiesto il dono dello Spirito Santo. 
Il gruppo polacco e' piccolissimo ma e' motivato e crede nel servizio incondizionato ai poveri...proprio come tutti noi.

Fr Beppe


domenica 2 giugno 2019

In Polonia...


Incontro con i volontari polacchi a Cracovia.
Bellissima accoglienza e tanto affetto.





sabato 1 giugno 2019

In aeroporto...

Mi lascio Chaaria alle spalle. Ripenso ai 21 anni di lavoro, di sogni, di impegno incondizionato, di successi e di sconfitte. 
Ripenso al primo giorno di lavoro in cui chiesi una barella su cui visitare ed invece mi diedero una sedia dicendo di non avere altro. 
Ripenso alla fila di pazienti visitati in piedi al mio arrivo. Ricordo la clorochina data a tutti e per qualunque cosa perche' non avevamo altro.
Ricordo la moria dei bambini con 4 grammi di emoglobina, a cui davamo sciroppo di ferro solfato perche' non potevamo trasfondere...e quanti ne vedevamo morire ogni giorno!!!
Ripenso a quando dicevo alle gravide che non avevamo la maternita' e che dovevano andare altrove...ma loro non si spostavano e partorivano al cancello obbligandoci poi ad un veloce pronto soccorso post partum.
E poi l'AIDS...che disastro quando sono arrivato! Lo potevi solo postulare dai sintomi. Non avevamo test e non avevamo terapia. 
E poi, grazie al Progetto Esther dell'Amedeo di Savoiadi Torino, abbiam potuto fare il test HIV e scoprire una vera pandemia. Siamo poi stati i primi in tutto il Meru a poter offrire la terapia antiretrovirale, sempre grazie al progetto Esther.
Non avevamo terapia antitubercolare, non potevamo aiutare il paziente chirurgico.

venerdì 31 maggio 2019

Marito e moglie

Ieri sono arrivati in ospedale con bruttissime fratture causate da un incidente stradale. Oggi sono sistemati e stanno muovendo i primi passi con le stampelle.
Sono i miei ultimi due pazienti ortopedici di Chaaria.
Domattina parto da Chaaria e saro' in Italia.
Non mi muovero' tanto e non vedro' molta gente.
Serviro' ancora i poveri dove Dio mi indichera'.
Chiedo le preghiere dei lettori.
Quello che ho fatto a Chaaria lo affido al Signore.
Per gli sbagli che ho fatto chiedo perdono a Dio.
Spero che i poveri che ho servito, aiutato ed anche salvato ora siano i miei intercessori e mi aiutino.
E' stato un onore per me lavorare a Chaaria e per Chaaria.

Fr Beppe

giovedì 30 maggio 2019

Abbandonata in ospedale

E' leggermente debole mentale.
Ce l'hanno portata quasi un mese fa con contrazioni pretermine ad otto mesi di gravidanza. 
Poi sono spariti tutti e non si sono piu' fatti vedere.
Lei e' una ragazza piccolissima, di circa un metro e dieci di altezza, con bacino osseo troppo stretto per un parto naturale.
Oggi e' andata in travaglio e quasi subito ha complicato con meconio e distress fetale. Lei e' minorenne e non avevamo nessuno a cui chiedere di firmare il consenso informato.
L'ho fatto io perche' temevo per la salute del piccolo.
La ragazza e' stata brava anche per la spinale, ed il cesareo e' andato bene. Nonostante segni di iniziale sofferenza, il piccolo si e' ripreso prontamente ed ha pianto.
Insomma tutto e' andato per il meglio, a parte il fatto che mamma e bambino sono ora abbandonati in ospedale.

fr Beppe


martedì 28 maggio 2019

Portare i servizi vicino alla gente

Un amico ortopedico del Ghana era oggi in ospedale per salutarmi.
Lui lavora nel piu' importante ospedale del Ghana dove ci sono vari reparti ortopedici.
Ha grandemente elogiato quello che noi facciamo per la gente nel campo della ortopedia e traumatologia, asserendo che non e' molto lontano da quello che fanno loro con tutte le attrezzature a disposizione.
La differenza e' che noi costiamo pochissimo, mentre nelle grandi strutture universitarie sia in Ghana che in Kenya, i prezzi sono molto alti ed inavvicinabili per un'ampia fascia della popolazione.
Augustine mi ha detto: "se non faceste voi certi interventi, certamente molta gente non potrebbe farsi operare sia perche' Nairobi e' molto lontana e sia soprattutto perche' i prezzi sarebbero impossibili per molti".
"Quanta gente rimarrebbe storpia senza di voi!"
"Rendere accessibile la chirurgia ortopedica a chi non se la potrebbe permettere e soprattutto portarla vicina ai loro villaggi" e' certamente un fatto che vi fa grandissimo onore" ha poi concluso il collega che giovedi ritorna in Ghana.

Fr Beppe

lunedì 27 maggio 2019

I miei scheletri nell'armadio

Da un po’ di tempo sono tormentato da alcune mie sconfitte e da certi errori fatti nella mia pratica clinica.
Sono certo di non essere l’unico medico che e’ perseguitato dai suoi sensi di colpa, dai suoi rimpianti per cio’ che avrebbe dovuto fare diversamente quando qualcosa non e’ andato bene, per cio’ che avrebbe dovuto fare meglio e per le volte in cui astenersi sarebbe stata la
scelta migliore.
E’ molto raro per me provare disagio per qualcosa che avrei dovuto fare ed invece non ho fatto, perche’ in genere mi butto a capofitto e provo sempre a fare del mio meglio.
Certo, questa certezza della mia retta intenzione mi lascia tranquillo davanti a Dio: davvero ce la metto tutta e davvero cerco sempre il bene del paziente.
La maggior parte delle volte va tutto bene, e dei successi ce ne dimentichiamo molto in fretta.
Alle volte invece le cose non vanno per il verso giusto, e questi insuccessi non riesci a dimenticarli; ti rincorrono per mesi ed anni, disturbano le tue notti con incubi o con l’insonnia, rischiano anche di bloccarti e di farti cadere nella tentazione del “non fare pur di non sbagliare”.

domenica 26 maggio 2019

Con il tuo agocannula in mano

Normalmente te lo portano quando e’ gia’ stato bucato da tutte le parti.
Tu sei l’ultima spiaggia, e lo sai.
Questo non aiuta, perche’ aumenta la tensione emotiva e la percentuale di errore.
Il bimbo e’ quasi sempre gravissimo, o per una malaria estrema, o per una anemia paurosa.
Sei ben conscio del fatto che i farmaci o la trasfusione sono gia’ tutti pronti, ma non potranno essere utili al piccolo, se tu fallisci.
Sistemi il bimbo sulla barella, con la sua testa verso di te. Ti siedi e ti concentri, come un pugile al proprio angolo del ring prima che inizi l’incontro.
Le condizioni sono di norma gravissime ed il respiro quasi sempre e’ pauroso.
Pieghi la testa del tuo paziente su un lato, e gli fai estendere un po’ il collo.


Guardare a chi sta peggio

Quando nella vita attraversiamo un momento difficile e buio, pensiamo di essere le persone piu' sfortunate di tutto l'universo.
In genere in quei periodi le parole di conforto e di incoraggiamento non servono un granche'...danno anzi fastidio.
Quello che a me fa sempre del bene invece e' pensare a quelli che stanno peggio di me, che hanno meno di me, che soffrono di piu'.
Oggi per esempio e' stata la solita giornata difficile e caotica, piena di fratture di ogni tipo, di interventi vari e spesso difficili, di cesarei e di molti pazienti ambulatoriali: tutti erano in condizioni peggiori delle mie ed avevano bisogno del mio aiuto, e tutti inconsciamente mi incitavano a farmi forza, perche' io stavo certamente meglio di loro.
Ma la persona che mi ha veramente fatto fare il giro di boa e che mi ha spinto a pensare che non mi devo lamentare della mia vita, della mia sofferenza e della mia situazione, e' stata una povera ragazzina di 18 anni a cui ho fatto una colonscopia.
Per strani motivi di congestione e di superlavoro  tipici di Chaaria, la paziente ha dovuto attendere fin dopo le 19 per il fastidioso esame diagnostico.
Considerando la sua eta', non mi sarei mai aspettato di trovare quello che ho visto: un tumore maligno avanzatissimo ad appena 3 cm al di sopra dell'ano. Una massa inquietante, facilmente sanguinante e ormai causa di una quasi totale occlusione intestinale.


venerdì 24 maggio 2019

Le classi del giovedì

Oggi abbiamo avuto una partecipazione davvero sentita alla lezione che ho presentato e che era stata per me preparata dalla Dr.ssa Nadia Chiapello. Era venerdì in forma eccezionale, in quanto ieri abbiamo  avuto un imprevisto, ma giovedì è tradizionalmente la nostra mattinata formativa.
È stata una lezione davvero molto educativa e interessante che ha attirato l'attenzione di tutti.
Grazie di cuore alla Dottoressa Chiapello che  per oltre 15 anni mi ha sostenuto nel non facile compito di presentare una lezione per lo staff tutte le settimane.
La formazione professionale per lo staff è stata sempre un mio chiodo in testa, e sono felice di essere stato capace di portarla avanti con assoluta costanza fino ad oggi.
Grazie anche a tutti i volontari che di tanto in tanto hanno presentato argomenti al posto mio o mi hanno preparato presentazioni in power point.
Grazie allo staff di Chaaria e di DREAM che ha voltuto collaborare a questa importante attività dell'ospedale.


giovedì 23 maggio 2019

Derick

This young man was involved in a road traffic accident.
He was walking on the road side when he has been hit by a passing car.
The accident was very serious and caused him to get 3 different fractures, at both legs and at the left arm.
It has been hard for him to find help due to his lack of money.
He was taken to a public hospital where he was just put Thomson splints for the legs, and a carton back slab for the arm.
He was not able to afford the money requested for buying the orthopedic implants, for the operations and for the surgeon's fee.
Because of that he could not be put in the operation list.
He was there in a bed, unable to move, full of pain, not capable to pay, and totally desperate.
Somebody told him about Chaaria and the free Sign implants we give to patients.
He requested for discharge and started his journey-of-hope to our rural hospital.
He came on Sunday night, escorted by the relatives.
Travelling to Chaaria on public means and on our difficult roads has been something he will never forget, due to the pain he experienced any time the car was hitting a bump or falling in a ditch.

mercoledì 22 maggio 2019

Caso tipicamente africano

Me lo hanno presentato in sala come un paziente che aveva un corpo estraneo da togliere.
Onestamente pensavo alla solita spina di un rovo, o ad un pezzo di legno.
Invece la lastra mi ha sorpreso non poco.
Non e' assolutamente la prima volta che ci capita, ma certo fa sempre una certa impressione vedere una freccia ritenuta nei tessuti di una persona.
Naturalmente il paziente asserisce di essere assolutamente innocente e di non sapere perche' qualcuno lo abbia assalito con arco e frecce.
E' strano che a Chaaria vengono sempre e solo i buoni, anche quando si tratta di ferite da machete, da arma da fuoco o da...freccia.
Chissa' in che ospedale vanno i cattivi!!!

martedì 21 maggio 2019

Drammi del nostro ospedale

Alle 19.30 metto il gesso ad un paziente che avevamo suturato dopo un brutto taglio al piede che aveva segato pure tendini ed ossa.
Vengo chiamato in sala parto per una emorragia post partum. La donna ha appena partorito. Il sanguinamento è profuso ma l’utero è ben contratto. Penso quindi ad una lacerazione cervicale da suturare ma la portio uterina non presenta danni importanti. Il sangue viene da dentro l’utero stesso.
Alla visita estraggo alcuni frammenti di membrane e penso che questa sia la causa dell’emorragia. Mi appresto quindi a preparare una revisione uterina urgente: chiamo il ginecologo, avviso Jesse e dico a Kanana di preparare il campo. 
La donna continua a ripeterci di essere molto assetata, segno che la sua volemia è bassa. L’emoglobina è inferiore ai 4 grammi.
Mentre Massimo, Kanana e Jesse si occupano del raschiamento, in laboratorio io seguo la determinazione del gruppo e delle prove crociate. Di sangue in emoteca ce n’è una sacca sola, e certo questa non basterà. 

lunedì 20 maggio 2019

Ad un millimetro dalla morte

Abbiamo ricevuto Antony questa mattina. Era stato assalito poco prima da ignoti, dapprima con colpi di pietra alla testa e poi con una violenta pangata (o machetata) che gli ha aperto in due il padiglione auricolare e la parte destra del collo.
In un altro dispensario era stato suturato alla bell'e meglio con una grossa garza dentro la ferita del collo a scopo compressivo ed emostatico...ma sangue rosso ciliegia fuoriusciva tra i punti.
Lo abbiamo portato in sala, abbiamo fatto una anestesia generale ed abbiamo con prudenza aperto la ferita del collo.
Un importante flusso di sangue ci ha investiti e siamo stati presi dal panico.
Poi pian piano abbiamo ripreso la calma e siamo riusciti ad aver ragione del sanguinamento. Era un buchino di poco piu' di un millimetro sulla giugulare. Siamo riusciti a suturare il grosso vaso che sanguinava, anche se con molta difficolta'.
Il resto del lavoro e' stato lungo ed ha richiesto una precisa ricostruzione del padiglione auricolare, ma ormai eravamo tutti tranquilli perche' il grosso sanguinamento era stato controllato.

Fr Beppe

domenica 19 maggio 2019

Ripensando al Cottolengo

Il nostro santo fondatore ha avuto momenti molto difficili nella sua vita, momenti di crisi profonda, anche dal punto di vista esistenziale e di fede.
Per tre anni (dal 1825 al 1827) e' stato in preda ad una "notte dello spirito" che lo ha isolato dai confratelli e lo aveva portato ad uno stato di depressione.
Sempre guardo al mio Padre Fondatore come modello e come ispiratore.
In questo periodo mi sento in comunione con lui nella sua crisi interiore e nel suo smarrimento. Mi sento infatti un po' come lui.
Da quella crisi e' comunque emerso un Cottolengo diverso, un santo, un eroe della carita' cristiana, un uomo donato ai poveri per amore di Dio.
Diciamo che in questo momento non sono al massimo e che anche per me c'e' una notte dello spirito che mi sta provando molto: prego che questa mia crisi in qualche modo sia un passaggio doloroso ma anche fecondo, come lo e' stato per il Cottolengo. Spero di venirne fuori, rafforzato nella fede e nell'impegno di servizio, proprio come il Padre Fondatore.

sabato 18 maggio 2019

I cronici ed i terminali

Sono sempre un problema in tutti gli ospedali, perche' sono in reparto per tantissimo tempo, non migliorano e non si rassegnano a tale situazione; richiedono attenzioni che ti sembra di non poter completamente esaudire, sia perche' diventano via via piu' esigenti conoscendo l'ambiente sempre meglio, sia perche' tu stesso psicologicamente ti senti via via piu' svogliato e trovi la scusa che gli acuti ed i nuovi arrivi hanno piu' bisogno di loro.
Un cronico, come per esempio un paralizzato con ulcere da decubito, rischia di essere via via meno guardato e piu' trascurato anche a Chaaria.
La situazione e' ancor piu' delicata con il malato terminale: molti di loro si difendono con una feroce negazione freudiana, per cui non riescono ad accettare il fatto che stanno morendo e che non c'e' niente da fare al riguardo. Vogliono sempre nuove medicine, e si lamentano se quelle che hai loro dato non li hanno fatti star meglio.
A nulla vale ripetere loro la verita', perche' essi continueranno a costruire barriere di negazione sempre piu' elevate.
Inconsciamente pian piano ti trovi ad evitarli; non li vuoi piu' visitare perche' non sai cosa dire e tantomeno cosa fare per loro. Non lo vuoi ammettere neppure a te stesso, ma pian piano emargini proprio quelli che sono i piu' poveri ed abbandonati.
Gia'... l'abbandono!
E' questa un'altra terribile dimensione che accompagna la sorte dei cronici, degli inguaribili e dei terminali a Chaaria.
Appena riveli ai parenti una diagnosi infausta, senza possibilita' di cura o di miglioramento, essi spariscono completamente, e sovente scompaiono per sempre.

giovedì 16 maggio 2019

Gli sciacalli di Chaaria

Abbiamo ricoverato NN con due avambracci quasi amputati a colpi di machete.
Questo è un trattamento che la giustizia popolare di qui solitamente riserva ai ladri.
NN però giura di essere un bravuomo e sostiene che siano stati dei malviventi che lo hanno assalito e ridotto così.
E' strano; pare che a Chaaria noi ricoveriamo soltanto i santi perchè non ci è mai capitato che una persona "pangata" accetti di essere egli stesso un malfattore. I cattivi sono sempre gli altri.
Quando NN è stato portato a Chaaria, sanguinava profusamente.
Non abbiamo chiesto molto della sua storia e gli abbiamo creduto.
Per noi l'importante era salvargli la vita. Lo abbiamo operato subito, sistemando le ossa rotte e riparando i tendini recisi.


mercoledì 15 maggio 2019

Il dramma comincia quando già hai aperto la pancia

Anche ieri abbiamo avuto un addome acuto tremendo, ed ancora una volta ho perso cinque anni della mia vita nella tensione. Sempre ci sono le domande che ti poni: apro o mi astengo: è un addome chirurgico o medico? La mando in un altro ospedale? Ma cosa faccio se da questo ospedale lei già ci viene, e là non hanno riconosciuto la diagnosi e l’hanno dimessa?
E poi, un addome acuto può essere di tutto: da banali aderenze che puoi lisare senza problemi ad un volvolo che semplicemente devi derotolare, ad una invaginazione che con pazienza riesci a risolvere.
Ma, dopo aver aperto l’addome, è possibile trovarsi di fronte a delle anse necrotiche ed alla necessità di fare delle resezioni intestinali
in emergenza. Oppure può essere una perforazione di ulcera peptica, o una perforazione ileale da tifo, e devi quindi essere pronto a delle rafie non semplici.
Il caso di ieri per esempio alla fine era una brutta perforazione nei pressi della valvola ileo-cecale: di suturare semplicemente non se ne poteva neppure parlare, perche la sutura non avrebbe tenuto. Abbiamo quindi dovuto fare un’amputazione del cieco, una resezione ileale di 20 cm, con susseguente anastomosi ileo colica latero-laterale sull’ascendente.
Ora speriamo vivamente che il post-operatorio non ci porti delle sorprese.
L’emergenza intestinale per me costituisce tuttora il vero incubo e la spada di Damocle che sempre mi grava sulla testa. E stranamente sembra che tali complicazioni siano in aumento: forse si tratta di
cambiamenti alimentari, o magari ciò è legato al fatto che la gente davvero si fida di noi e viene a cercare aiuto proprio qui.
L’appendicite, per esempio, era una patologia praticamente a me sconosciuta nella Chaaria di dieci anni fa: ora l’appendicectomia (per
lo più retrocecale e complicata) e un’urgenza più frequante della gravidanza ectopica. La perforazione intestinale da tifo segue a ruota
l’incidenza della patologia appendicolare... per non parlare delle ulcere duodenali perforate, che pensavo ormai “estinte” dopo l’avvento
degli inibitori di pompa, ed invece sono in aumento. E che dire della patologia tumorale del tubo digerente che è al momento in incremento esponenziale e ci richiede a volte operazioni palliative (come gastrostomie, digiunostomie, gastroenteroanastomosi), ed a volte chirurgia radicale molto impegnativa.


Fr. Beppe Gaido

martedì 14 maggio 2019

Brandon

Lo avevamo accolto a febbraio dopo che la mamma era morta in un altro ospedale durante il cesareo.
La famiglia ci aveva chiesto di tenerlo per sei mesi, soprattutto in considerazione del loro stato di poverta'.
Inaspettatamente hanno trovato ora una organizzazione che supportera' finanziariamente la famiglia, ed il papa' ha quindi richiesto di riprendersi il bambino.
Noi ovviamente siamo stati felici di affidare il bimbo al genitore, soprattutto dopo aver appurato che ci sara' un grande supporto nella cura del bimbo da parte della organizzazione di sostegno.
Auguriamo quindi anche a Brandon BUONA VITA!!!

Fr Beppe Gaido

lunedì 13 maggio 2019

Un miracolo

Ricordate il post di alcuni giorni fa sull'ascesso cerebrale in gravidanza e sul nostro intervento chirurgico un po' a rischio?
Era in coma e le sue condizioni generali erano pessime. Addirittura avevamo fatto un lungo counseling alla sua mamma per dirle che le possibilita' di morte in sala erano molto elevate.
E guardatela oggi.
Cosciente ed orientata nel tempo e nello spazio, in grado di sedersi e di parlare.
Anche il feto nel suo grembo sembra stare bene al controllo ecografico odierno.

Fr Beppe

domenica 12 maggio 2019

La contemplazione delle mamme

Nessuno la puo' sostituire.
La mamma ha in se' una potenza d'amore che rimane inesprimibile e che spesso contemplo nel reparto di pediatria o di maternita', rimanendone estasiato.
Le vedo dapprima disperate quando il figlio sta male.
Poi le incontro nuovamente raggianti e tutte intente a contemplare il figlioletto che la medicina e soprattutto la Provvidenza ha ridonato loro, dopo le terapie del caso.
Il rapporto mamma-figlioletto non e' quasi mai fatto di parole, ma di sguardi e di totale affinita' che riempie il cuore della donna e rende gioioso il bimbo.
Loro si intendono sempre e stanno bene insieme.
Al temine di una giornata tremenda in cui siamo riusciti a fare ben 14 interventi chirurgici (ed era sabato!!!), passare in pediatria e contemplare questi quadretti di amore mi aiuta molto a lavare via la stanchezza ed a pensare che, anche in mezzo a incomprensioni e sofferenze, la mia vita ha ancora un senso.
Il senso lo trovo nei malati guariti, nei bimbi ridonati alle mamme, nel sorriso delle donne che rivedono la loro creatura rinata dopo la malattia, nei canti di preghiera che esse intonano tutte le sere in reparto prima di addormentarsi. Si'.
Impegnarsi e sacrificarsi per servire il prossimo ha un senso...anzi, da' un senso alla vita, e riempie il cuore di pace, anche quando le membra non ce la fanno piu' per la stanchezza ed il cuore piange.

sabato 11 maggio 2019

Linet

E' stata ricoverata ieri sera alle ore 18 in distress respiratorio severo.
Linet è una bambina di cira un anno, in condizioni di nutrizione e di idratazione apparentemente normali.
Il peso corporeo è di 10 chilogrammi, e non appare disidratata.
All'ingresso, il respiro era davvero pessimo, quasi un "gasping": l'auscultazione polmonare un disastro, tanto da farci pensare ad una ARDS (sindrome da distress respiratorio acuto). Non c'era febbre, ma la piccola aveva comunque delle convulsioni parziali alla bocca.
Ci è sembrata incosciente sin dal primo momento.
La mamma arrivava da un altro ospedale ed aveva con sè una lastra del torace, molto difficile da inquadrare con chiarezza, ma comunque abbastanza suggestiva di polmonite atipica o di tubercolosi.
La saturazione di ossigeno della bimba era bassissima, a cira 65%.
Abbiamo prima di tutto cercato un accesso venoso, che la bravura delle nostre infermiere ha trovato sullo scalpo: con questa via abbiamo somministrato immediatamente del diuretico.

venerdì 10 maggio 2019

Ascesso cerebrale

La paziente in questione e' una poverissima ragazza di appena 18 anni.
Non paghera' mai uno scellino, neppure per la TAC.
E' incinta di 30 settimane ed e' stata in coma per oltre 10 giorni.
Oggi abbiamo operato insieme al Dr Nyaga ed abbiamo drenato l'ascesso con trapanazione cranica.
La paziente e' stabile e da stamane e' sfebbrata, mentre lo stato di coscienza continua a migliorare.
Il feto, miracolosamente, sta bene.
Speriamo che intervento ed antibiotici possano ristabilire la salute di questa povera mammina.

Fr Beppe


giovedì 9 maggio 2019

Pseudo-aneurisma dell'arteria femorale

Il paziente aveva da mesi una massa di dimensioni crescenti nell'aspetto mediale della coscia. La massa era dura ma non pulsante.
Prima di decidere circa l'intervento ho fatto una ecografia che ha dimostrato materiale in parte liquido ed in parte corpuscolato nella parte superiore della lesione, ed un chiaro fiotto di sangue nella parte inferiore.
Usando il color-doppler sono iuscito ad evidenziare l'arteria femorale appena un po' cranialmente alla poplitea, ed ho notato che il fiotto proveniva da una soluzione di continuo della parete arteriosa. Il flusso era turbolento e sincrono con il battito cardiaco...certamente arterioso.
Quello che il paziente non ci aveva detto e' che mesi fa era stato pugnalato proprio in quella zona e che era stato poi semplicemente fasciato in un dispensario.
Abbiamo quindi pensato ad una coltellata che abbia lesionato la parete dell'arteria in modo minimo, dando cosi' origine ad una cronica fuoriuscita di sangue, in se' incapace di uccidere il paziente, ma comunque in grado di causare l'ematoma sempre piu' grande e doloroso.

mercoledì 8 maggio 2019

The "Sign" transformation in Chaaria Mission Hospital

Our hospital is located in a very rural part of Eastern Kenya.
Our patients are generally very poor and our mission is to try to serve them at our best, without excluding anybody due to financial constraints.
For years I had been witnessing to the very sad reality that orthopedic care in our area is only for the rich: implants are very expensive; surgeons are rare and costly to the patients; hospitals able to perform orthopedic surgery are few and equally unaffordable to the majority.
The normal picture was that most of our patients would not afford surgical treatment for fractures, and they would end up being disabled forever, a burden for the family, miserable and more poor day after day.
Most of the beggars in our villages were in fact people abandoned by the family after an untreated fracture, and pushed by circumstances to sit at the side of the road to show their disability to the passerby,
in order to get some coin or some food.
I had tried to do my best to address such situations, but the cost of implants was so high that our poor finances could not afford them.
Actually I was operating some patients, mostly using plates, which are not the best solution anyway, because they do not assure good stability and require the patients to bed rest for more than a month after operation. 


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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