domenica 8 aprile 2018

Perchè?

Jeny si presenta a Chaaria con un bimbo morto che le pende tra le gambe.
Ha tentato a casa un parto podalico; il bambino però si è inchiodato con la testa dentro, perchè il bacino osseo della madre è troppo stretto, ed è morto asfissiato.
Il nostro ingrato compito è quindi quello di estrarre il corpo senza vita: è una manovra difficilissima, e corriamo il rischio di decapitare il neonato nel tentativo di darlo alla luce. Sono momenti di tensione estrema, in cui mi tremano le gambe e prego Dio di aiutarmi.
La cosa che mi sconvolge di più è vedere sull’addome della paziente una cicatrice da pregresso cesareo: questa donna sapeva di essere a rischio perchè già in precedenza non era riuscita a partorire; le era stato spiegato quanto rischioso sia tentare il parto a domicilio senza personale specializzato ad assisterla, dopo un pregresso cesareo... nonostante questo ha voluto partorire a casa da sola!
Non capirò mai certi comportamenti! Chissa' se sapeva che la presentazione era podalica!
Alla fine il bambino esce, ed insieme a lui la placenta.


Tiriamo un sospiro di sollievo e ci dedichiamo agli altri malati che affollano l’ospedale.
Se questa donna fosse venuta per il cesareo elettivo, ora avrebbe tra le braccia quel bimbo che ha portato in grembo per nove mesi e che ora ha perso per sempre.
E non si puo' neppure parlare di poverta', in quanto da tempo ormai la maternita' e' completamente gratuita a Chaaria...alle mamme non viene chiesto neppure uno scellino.
Sono mentalita' strane che faccio fatica a comprendere. Pur avendo a disposizione un ospedale gratuito, lei ha scelto il parto a casa, dimenticando o ignorando tutti coloro che in precedenza avevano tentato di dissuaderla.
Ormai e' cosi'.
La mamma sta abbastanza bene. L'eco ha escluso complicazioni...ma il piccolo e' in obitorio.
Prego per quella mamma ora afflitta e forse non totalmente cosciente del grave sbaglio da lei compiuto, sbaglio che e' costato la vita al figlioletto ma avrebbe potuto uccidere anche lei se ci fosse stata una rottura dell'utero che per fortuna non e' avvenuta.
Chiedo al nuovo angioletto in cielo di pregare per i suoi genitori.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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