martedì 17 aprile 2018

La pioggia

Certamente per gli agricoltori e' una benedizione: i raccolti crescono, le mucche hanno erba in abbondanza nei campi, c'e' acqua piovana da bere.
Gestire un ospedale rurale in una stagione delle piogge violenta come la presente significa pero' anche altre cose.
Per esempio il fatto di essere quasi sempre senza luce, con i generatori stremati ed a volte in panne, con i pannelli solari che non riescono ad illuminare l'ospedale fino al mattino quando riprendono i gruppi autogeni.
Significa che che quelli dell'Enel locale non possono venire a riparare i guasti sulla linea perche' le strade sono impraticabili.
Per noi poi e' un dramma continuo doversi mettere in macchina, vuoi per le spese a Meru, vuoi per acquistare il diesel necessario ai generatori, e vuoi anche per portare i pazienti a Meru per i raggi.
Magari le nostre auto 4 x 4 potrebbero anche procedere nel fango, ma a sbarrarti la strada c'e' un camion impantanato.


Implica anche che spesso i pazienti non ci possono raggiungere o magari fanno viaggi tremendi, in cui il piu' delle volte devono spingere il matatu fuori da una fossa invece di essere trasportati a destinazione dal mezzo pubblico.
La stagione delle piogge e' per noi molto difficile.
Ci sentiamo ancor piu' isolati dal resto del mondo e tutto diventa piu' complicato.

Fr Beppe
 


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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