martedì 13 marzo 2018

Sconvolto

Come sempre, oggi mi sono dedicato anche al follow up dei pazienti operati di varie fratture con la tecnica di Sign.
Normalmente li rivediamo dopo sei settimane con una lastra di controllo per verificare che sia tutto a posto, che non ci siano infezioni, che la guarigione della frattura sia buona con un forte callo osseo, che l'impianto tenga e che non ci siano complicazioni.
E' consuetudine di Sign richiederci sia la lastra di controllo a sei settimane, che una foto con il paziente che si rannicchia a terra sorridendo.
Loro considerano la foto "squat and smile" molto importante.
Riuscire a rannicchiarsi significa aver riacquistato buon controllo dell'arto fratturato, avere un ginocchio libero e non rigido, aver recuperato un buon tono muscolare che permetta tale posizione.
Il sorriso e' altrettanto importante perche' indica che il paziente non ha dolore.
Ovviamente per i giovani e per i bambini e' piu' facile rannicchiarsi; per i vecchi e' un po' piu' complesso.
La paziente che abbiamo visitato oggi presentava un'ottima giarigione della frattura ai raggi. Non c'era deformita' ed il chiodo era in posizione perfetta.
Le abbiamo chiesto di rannicchiarsi e, nonostante la sua stazza non proprio da ginnasta e la sua eta' ormai oltre i trenta, lei lo ha fatto senza alcuna difficolta' e con un sorriso a 32 denti.
Non aveva infezioni alla ferita operatoria, e camminava senza stampelle. Eravamo proprio contenti e le abbiamo detto che doveva essere felice di essere guarita cosi' bene.
A quel punto la poveretta e' scoppiata a piangere ed e' stata durissima per noi consolarla.
Non riuscivamo a capire il motivo di quelle lacrime.


Quando poi e' stata un po' piu' calma ed e' riuscita a parlare con Hella, le ha detto che, a causa della frattura, il marito l'aveva mandata via di casa; :
"che cosa me ne faccio di una storpia? E poi, che cosa vuoi essere capace di fare ora che hai un ferro nella gamba? Sei inutile!"
La poveretta ci ha detto di aver scelto di lasciare al padre anche i suoi due figli perche' al momento e' sul lastrico, senza lavoro e senza possibilita' di essere aiutata dai suoi genitori...ha solo la mamma, povera ed anziana come lei.
Questa donna e' quindi sola, povera in canna e privata dei suoi bambini solo per essersi fratturata una tibia.
La povera paziente, che riesce a rannicchiarsi, che cammina senza stampelle e che non zoppica quasi piu', ora e' stata mandata via perche' ha un impianto nella gamba, e questo la rende inutile agli occhi di un marito stolto, ignorante e assolutamente incapace di volerle bene.
Per me e' un fatto assolutamente inspiegabile che mi ha riempito di tristezza.

PS: ovviamente la foto non e' sua!!!

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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