lunedì 26 marzo 2018

Puntare sul negativo

Ogni giorno curiamo e salviamo molte persone che si rivolgono a noi per cure.
I nuovi ricoveri e le dimissioni dopo guarigione sono quotidianamente piu' di 40.
Tutti quelli che migliorano vanno a casa e molto raramente ti dicono grazie...semplicemente se ne vanno.
A volte pero' qualcuno muore.
E' ovvio che capiti in un ospedale.
E' nella natura delle cose, perche' noi non siamo onnipotenti e le patologie incurabili ci sono ancora, cosi' come permangono le complicazioni, spesso inevitabili ed a volte letali.
Se e'vero che dei 39 che dimettiamo non abbiamo notizie, non riceviamo un saluto e magari neppure un sorriso; e' altrettanto vero che, se qualcuno muore, allora sempre trovi un parente arrogante che urla e fa problemi, che minaccia l'ospedale e ci accusa di incompetenza.
A nulla vale ricordare che non siamo Dio, e che la morte e' parte della vita.
Sono momenti tristi e stressanti attraverso i quali passo sovente.
Mi e' capitato anche oggi.
Sono esperienze devastanti per il morale: ti fanno dimenticare tutti i tuoi successi terapeutici e tutti i malati guariti e dimessi, e ti caricano di depressione e di paure per il futuro.
Ti chiedi allora:
"E' meglio impeganrsi e dare tutto, anche con il rischio che poi qualcuno di accusi della morte di un congiunto e che ti chiami incompetente?"


"Oppure sarebbe opportuno rifugiarsi nell'iperprotezionismo e nell'astensionismo, con il rischio di non aiutare anche quelli per cui potresti provare a far qualcosa, semplicemente per la paura di sbagliare?"
Normalmente io sempre tento di fare del mio meglio e non mi tiro indietro, ma ci sono giorni come oggi in cui mi sento un po' depresso ed in cui le parole dure e negative di un parente afflitto mi hanno fatto molto male.

Fr Beppe

Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....