venerdì 2 marzo 2018

Chirurgia della bocca a Chaaria

Isaiah viene da Matiri, e si presenta da noi per una massa dura del palato, in regione mediana.
Mary mi chiama a consulto e mi chiede cosa ne penso.
Mi dice che ha gia’ provato ad aspirare con un ago, ma non ne ha ricavato liquido: si tratta dunque di una formazione solida.
Nonostante qualche paura in un’area del corpo a me poco conosciuta, decido di fare qualcosa per lui. Lo operiamo sulla poltrona odontoiatrica.
Insieme a Mary scegliamo di accedere scollando il palato a partire dai molari superiori di destra.
Tutto e’ andato benissimo. Siamo riusciti ad isolare l’arteria palatina senza romperla; abbiamo estratto una massa tondeggiante, parzialmente capsulata, delle dimensioni di una castagna.
Esaminando la parte non capsulata, ci e’ parso un adenoma; abbiamo pero’ anche notato che il palato osseo era parzialmente eroso, anche se non si era ancora realizzata una comunicazione tra bocca e naso.
Si e’ quindi reso necessario convincere il paziente sulla necessita’ di un esame istologico.
Mary ha poi richiuso il palato in modo magistrale, usando del filo riassorbibile. In tal modo Isaiah non avra’ la scocciatura di tornare a togliersi i punti.


Ci saluta e riprende il cammino verso casa… ma poco dopo ritorna, accompagnato dal watchman: sta in piedi a mala pena; suda freddo, e sembra sul punto di perdere i sensi.
Lo mettiamo rapidamente in barella e si attiva un clima da ER televisivo: tutti corrono, gesticolano e si agitano.
Gli prendiamo una vena, ed infondiamo liquidi in abbondanza. La revisione della parte operata e’ rassicurante. Non ci sono segni di importante sanguinamento.
Il ragazzo puo’ comunque parlare: “Quando hai mangiato l’ultima volta?”
“Stamattina alle 6”.
“Considerando che sono gia’ trascorse 7 ore dalla colazione puo’ darsi che si tratti solo di un misto di paura e fame. Facciamo un emocromo ed una glicemia!”
“Gia’ fatto: entrambi perfetti”.
Intanto Isaia cessa di sudare come un cavallo e si rasserena.
La pressione ed il polso, imprendibili nei minuti precedenti, ora sono nella norma. Finiamo l’ultima flebo e lo lasciamo andare.
“Ci hai causato una bella strizza. Comprati subito qualcosa da mangiare qui fuori!”.
Isaiah ora e’ andato a casa, e non ha piu’ accusato problemi.
Gli auguriamo di cuore che l’istologico sia negativo e che si tratti di una formazione benigna.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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