domenica 4 febbraio 2018

Professioni religiose

Nelle giornate di ieri ed oggi a Tuuru un numero di sorelle hanno emesso la loro professione religiosa.
Ieri ci sono state le prime professioni, in cui alcune giovani sorelle di vita attiva, al termine del loro noviziato, si sono consacrate al Signore per un anno.
Esse rinnoveranno la professione temporanea per 5 anni, prima di arrivare alla decisione definitiva.
Oggi invece due sorelle del monastero contemplativo di Tuuru si sono consacrate definitivamente al Signore con la Professione Religiosa perpetua.
Esse hanno emesso i loro voti nelle mani della superiora generale, Madre Elda Pezzuto, in una solenne celebrazione presieduta dal Vescovo di Meru, Mons. Salesio Mugambi.
C’era tantissima gente in entrambe le occasioni.
Come al solito la parrocchia di Tuuru si e’ distinta per la stupenda preparazione delle celebrazioni e per un coro davvero eccezionale.
I cristiani intervenuti hanno partecipato con devozione ed intense preghiera.
Anche Chaaria e’ stata presente a questa grande festa cottolenghina, con delegazioni di suore, fratelli, buoni figli ed anche dipendenti.


Auguriamo alle nostre sorelle una vita di impegno e di totale dedizione al Signore ed ai poveri.
A loro auguriamo serenita’, perseveranza e gioia.
Oggi ho potuto partecipare anche io alla celebrazione di Tuuru e con il cuore ho rinnovato al Signore la mia donazione, unendola a quella delle sorelle.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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