giovedì 25 gennaio 2018

Ce l'abbiamo fatta!

Non ho parole per esprimere la nostra gioia.
Siamo riusciti a installare e pagare le nuove luci della sala operatoria piccola.
E' stato per noi commovente constatare la generosita' di tante persone che hanno creduto in noi e nella nostra onesta' e ci hanno generosamente sostenuti in questa onerosa impresa.
E' impressionante anche la velocita' con cui abbiamo raggiunto l'obiettivo, dopo il nostro appello sul blog e su facebook.
Abbiamo pagato il nuovo impianto e la sua installazione. Era una cifra enorme, ma ce l'abbiamo fatta!
Grazie davvero di cuore.
Ora le operazioni sono eseguite con una luce davvero adeguata e questo va a grandissimo vantaggio non solo del chirurgo che fa meno fatica ed e' sottoposto a meno stress, ma soprattutto del paziente a cui possiamo assicurare una chirurgia piu' sicura.
Le luci hanno sia un sistema di regolazione dell'intensita', che uno per la messa a fuoco sul campo operatorio e per l'eliminazione delle ombre.
Siamo davvero contenti.
Mentre ringraziamo di cuore i nostri generosi benefattori, desidero rinnovare il nostro impegno a fare un ottimo uso del dono appena ricevuto.


Opereremo tantissimo, opereremo tutti i giorni, compresa la domenica; soprattutto opereremo coloro che sono piu' bisognosi...e non manderemo mai via nessuno, senza avergli dato il servizio di cui necessita.
Quando sono in sala e, dopo mesi ed anni di penombra e semi-oscurita', riesco a fare un'operazione senza aguzzare la vista, senza dire al mio assistente: "sposta la testa che mi fai ombra", allora penso a tutte le persone che hanno donato il loro contributo e ci hanno fatto questo enorme regalo di Natale e di felice anno nuovo.
Una preghiera sincera per tutti i nostri benefattori.

Fr Beppe e Fr Giancarlo


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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