giovedì 9 novembre 2017

Luciano ed i suoi

Ancora domattina si iniziera' alle 7 in sala operatoria perche' Luciano vuole operare tutti i pazienti del suo intenso periodo a Chaaria. Non vuol lasciare neppure uno ai nuovi ortopedici che arriveranno nel week end.
Operera' dalle 7 alle 13 e poi partira' per Nairobi.
Abbiamo lavorato tantissimo e servito tantissima gente, con situazioni molto difficili.
Quest'anno ringrazio Luciano particolarmente per essere stato nuovamente mio mentore. C'erano molte cose che avevo in qualche modo imbastito a San Francisco sui lembi muscolari e cutanei, ma il tempo era stato breve, troppo breve.
Con Luciano abbiamo fatto lembi, e lui, come sempre, e' stato bravissimo e paziente nell'insegnarmi, darmi confidenza e rendermi autonomo.
Negli Stati Uniti avevo intuito anche nuove pratiche chirurgiche per la terapia dellle fratture complesse di ginocchio e di femore prossimale, usando il chiodo di Sign e placche particolari da loro prodotte.
Mi erano sembrate tecniche geniali ma molto ardite e difficoltose.
Con Luciano invece sono riuscito a mettere in pratica queste tecniche con successo e questo per me e' stato galvanizzante, al pensiero che ancora stiamo imparando ed ancora possiamo crescere nell'aiuto che diamo ai nostri pazienti fratturati.


Ringrazio di cuore anche Lucia che ci ha aiutato tanto in sala ed in reparto, ed e' stata una presenza davvero positiva per noi e per tutto lo staff. 
A Lucia dico grazie anche perche', cantandomi insieme a Luciano, Cirano e Don Chisciotte di Guccini, e' riuscita anche a farmi
piangere ed a farmi ridiventare giovane e sognatore.
Grazie a Francesca e Giulia, che sono state degli angeli per i nostri Buoni Figli.
Un ringraziamento infinito va poi a Nietta e Patrizia per il loro incondizionato impegno in reparto con i malati internistici.
A tutti auguriamo buon ritorno a Cagliari e gia' iniziamo a programmare i nuovi ricoveri per il loro ritorno a maggio prossimo.

Fr Beppe



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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