giovedì 23 novembre 2017

Gli studenti di medicina

Il 2017 e' anche l'anno in cui abbiamo provato ad offrire a vari studenti di medicina la possibilita' di una esperienza a Chaaria.
Alla fine dell'anno mi sento confuso e non so dire se si tratti di una scelta giusta o sbagliata.
Premetto che continuero' a dire di si' agli studenti e che non voglio chiudere loro le porte di Chaaria, ma devo ammettere che si tratta di un' esperienza abbastanza complessa per noi.
Parto con il dire che ci sono state persone ottime. 
Ricordo studenti alla fine del quarto anno che, dopo aver seguito il giro visita per un giorno ed essersi sentiti inutile e di peso, hanno capito che l'importante a Chaaria e' donarsi, e si sono quindi dedicati corpo ed anima ad aiutare Sr Anna nel duro lavoro delle tante medicazioni e del nursing ai pazienti alettati. 
Questi studenti del quarto anno che sono stati umili abbastanza da comprendere di non essere utili nel giro visite in reparto, hanno fatto un'esperienza bellissima, sono stati molto contenti e sono tornati a casa soddisfatti...soprattutto poi noi siamo stati molto contenti di loro ed il loro servizio e' stato pregnante per l'ospedale.


Ad altri studenti piu o meno come loro o forse un tantino piu' avanti, ho proposto la visita in reparto il mattino e le medicazioni il pomeriggio, ma essi le medicazioni non le han volute fare o le hanno fatte controvoglia, preferendo girare di dipartimento in dipartimento a vedere sempre cose nuove...questa puo' essere una cosa legittima per uno studente, ma certamente andrebbe concordata prima, per non creare disagi nel nostro personale che improvvisamente si trova attorno persone nuove che non aiutano e che magari l'indomani non tornano nello stesso servizio. 
Forse questi volontari studenti cercavano una forma di tirocinio e non di volontariato...il tirocinio ha come scopo il vedere cose nuove, mentre il volontariato ha come scopo il donarsi nel servizio.
Qualche studente praticamente laureato ha fatto una bella esperienza in quanto ha collaborato benissimo con il nostro personale....questo a riprova del fatto che Chaaria e' una esperienza da non fare troppo presto nel percorso di studi. Ovviamente meglio se si e' gia' laureati.
Qualche studente poi non ce l'ha fatta e, dopo pochi giorni a Chaaria, ha preferito esperienze di dispensario, piu' semplici perche' meno vorticose e con piu' tempo da parte del personale di stare con loro e di spiegare quello che vogliono sapere. 
In conclusione, Chaaria e' difficile per uno studente di medicina, e' complessa, vorticosa...e noi non abbiamo troppo tempo per spiegare. D'altra parte uno studente e' molto difficile per Chaaria perche' non sappiamo bene come inserirlo nei canoni classici del nostro volontariato.
Ecco perche' gli studenti si devono preparare bene prima di venire. Mi devono dire chiaramente se vengono per servire o per fare tirocinio, e soprattutto devono attenersi alle indicazioni che loro diamo sui loro ambiti di servizio.
Non faccio mistero del fatto che sono innamorato pazzo degli studenti che si sono donati e si sono messi a disposizione delle esigenze dell'ospedale. Ovviamente voglio bene anche agli altri che invece hanno scelto di voler vedere tutto e si sono messi a girare come trottole da un reparto all'altro, ma ovviamente per noi non sono stati molo utili. Per chi se ne e' andato dopo pochi giorni scegliendo un'altra missione, mi rimane il rammarico di non essere stato all'altezza delle sue aspettative.

Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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