mercoledì 1 novembre 2017

Ancora attaccato

Erano le 18 questa sera quando e' arrivato il nuovo attacco...ed ancora avevamo vari interventi da fare; infatti in sala abbiamo finito alle 20.45.
La dottoressa che lavora con me mi dice che un collega l'ha chiamata perche' mi facesse giungere notizia del fatto che e' al corrente di tantissimi interventi eseguiti a Chaaria che non sono andati bene e che hanno causato complicazioni importanti per i pazienti.
L'accusatore sostiene che la cosa e' giunta perfino all'Universita' di Nairobi.
La mia collega ha chiesto piu' volte al medico accusatore di parlarmi direttamente ma lui ha rifiutato.
Ha scelto di colpirmi alle spalle, come spesso gia' e' successo in passato.
Sono personalmente ferito da questo ricorrente atteggiamento di professionisti che tirano la pietra e nascondono la mano.



So anche che molte di queste accuse sono gonfiate e tendenziose, perche' ovviamente io sono visto come uno che porta via pazienti a chi svolge attivita' privata  ed e' focalizzato sui soldi.
Sono certo comunque che Chaaria appartiene alla Divina Provvidenza che sapra' nuovamente proteggermi da questo nuovo attacco, secondo me infondato.
La mia coscienza e' assolutamente tranquilla perche' so che, in quell'intervento specifico di cui sono accusato, le complicazioni sono state pochissime e la maggior parte dei pazienti e' guarita e soddisfatta.
Nonostante tutto pero' oggi sono molto triste. Ho lavorato in sala fino a poco fa, ma l'umore era sotto i tacchi.
Siamo ancora in sciopero.
Gli ospedali sono chiusi e la gente non sa dove rivolgersi se non a Chaaria, soprattutto quando non ha soldi.
I medici che mi acccusano lavorano nel privato e costano molto, ragion per cui le persone che vengono da noi certo non avrebbero i mezzi economici per rivolgersi a loro.
Pero' e' come una ferita che si riapre continuamente. Sono anni che i miei colleghi ripetono queste piccole guerre ipocrite.
Quando penso di aver trovato un po' di "pace" con gli altri medici, arriva una di queste tempeste che per me sono come rigirare il coltello in una piaga mai guarita...sono stati troppi in questi anni gli attacchi, le accuse ingiustificate, il parlar male di me e di Chaaria da parte di quelli che dovrebbero essere i miei fratelli nell'esercizio della professione medica...appena qualcuno ripete le accuse, il mio cuore sanguina anche se il mio cervello mi dice di non curarmi di loro.
Non demordo comunque e continuero' a operare e ad aiutare la gente che ha bisogno perche' so che comunque non avrebbero i soldi per essere curati dai miei accusatori.
Morirebbero senza intervento se non ci fosse Chaaria.
Allo stesso tempo pero' mi chiedo: che fine ha fatto il giuramento di Ippocrate? Dove e' finita la fraternita' medica a cui anche Ippocrate si riferisce? Dovremmo essere come una grande famiglia che lotta per il bene dei malati!
Il nemico e' certamente il dio denaro, davanti al quale non ci sono giuramenti ippocratici che tengano.
Prego il Signore che sempre protegga Chaaria (nonostante le accuse che sempre continueranno), soprattutto per il bene di quei pazienti che senza di noi morirebbero privi di cure mediche o chirurgiche, semplicemente per il fatto di non avere soldi a sufficienza per farsi assistere.

Fr. Beppe Gaido

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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