martedì 24 ottobre 2017

Oggi nuova pietra miliare

Oggi e' venuto il momento di mettere in pratica alcune delle cose che ci sono state insegnate a San Francisco.
Il nostro paziente aveva una terribile frattura di tibia, con ampia perdita di tessuti molli e di osso.
Da tempo era in fissatore esterno ma l'esposizione e l'osteomielite cronica impedivano la guarigione, nonostante gli antibiotici ad ampio spettro.
L'intervento di oggi e' stato complesso, ed ovviamente soltanto il primo di una lunga serie a cui il paziente si dovra' sottoporre.
Abbiamo rimosso l'osso ormai morto a causa dell'infezione ed abbiamo inserito un chiodo endomidollare di SIGN.
Sul chiodo abbiamo confezionato un involucro di cemento osseo antibiotato che ha riempito l'estesa perdita ossea del paziente.
Abbiamo quindi eseguito un doppio "flap", come insegnatioci al corso negli USA.
La parte superiore della tibia esposta l'abbiamo coperta con un "flap mediale" del muscolo gastrocnemio, mentre quella piu' distale l'abbiamo comperta con la trasposizione del muscolo soleo.
Non abbiamo per adesso eseguito innesto cutaneoche faremo piu' avanti.


La tecnica impiegata oggi e' quella di Masquelet, e si basa sul fatto che il flap muscolare preverra' ulteriore oestomielite, mentre il cemento osseo costituira' la base su cui si riformera' il periostio.
Tra alcuni mesi, quando una membrana di tessuto neoformato di sara' instaurata attorno al cemento, riapriremo la ferita e la membrana stessa; toglieremo il cemento osseo, richiuderemo la membrana ed aspetteremo che sotto di essa l'osso ricresca.
A quel punto, se i flap avranno tenuto, faremo anche l'innesto cutaneo.
E' un grosso impegno quello che ci assumiamo per questo paziente, sia dal punto di vista economico che tecnico. Per lui ci sara' molto lavoro anche nel post-operatorio per prevenire le infezioni: Sr Anna e gli infermieri dovranno essere attentissimi con le medicazioni e con la somministrazione di antibiotici.
Speriamo comunque di potergli restituire la sua gamba e di evitargli l'amputazione.
L'intervento di oggi e' durato 3 ore e ci e' costato molto dal punto di vista fisico ed emotivo, ma onestamente ne siamo molto soddisfatti.

Fr Beppe



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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