lunedì 4 settembre 2017

Se lo vuoi vedere contento

...la cosa migliore da fare e' dirgli che lo porti a casa dai suoi.
Mururu si elettrizza, non sta piu' nella pelle, si prepara con i vestiti migliori, mette quattro stracci raffazzonati nello zaino e si precipita in ospedale in attesa della macchina che lo porta dai suoi parenti.
Oggi alle 11.30 gli ho detto che alle 14 lo avremmo accompagnato a casa, ma alle 11,35 era gia' in ospedale con tanto di cravatta a disturbare tutti ed a chiedere dove fosse la macchina.
Non c'e' stato verso di farlo ragionare ed abbiamo dovuto chiamare Simon e cambiare i programmi.
E cosi' ora Mururu e' dai suoi.
Poi a casa non ci resiste piu' di quarantotto ore, e presto ce lo ritroveremo qui, sporco, sudato ed impolverato. Sicuramente sara' di ritorno a Chaaria entro mercoledi'.
Lo accoglieremo contento di essere stato a casa ed anche di essere rientrato al centro.
Tale felicita' pero' durera' si' e no tre giorni, dopo di che' riprendera' a chiedere di tornare a casa nuovamente. Ormai e' diventato un continuo.
Se i suoi fossero piu' collaborativi potremmo davvero pensare ad un reinserimento in famiglia, ma e' chiarissimo che i suoi a casa non lo vogliono ed e' soprattutto Mururu che insiste di tornarci.


Loro sono ben contenti quando Mururu torna a Chaaria, e neppure vorrebbero che lo lasciassimo andare a casa sovente.
La prima cosa e' comunque di far contento in nostro ragazzo, ed anche oggi e' partito raggiante.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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