venerdì 11 agosto 2017

Una tragedia d'amore

Romeo e Giulietta e’ una tragedia di Shakespeare che sempre mi turba, ma spesso penso che sia comunque solo una elaborazione letteraria e poetica.
Oggi pero’ ho davanti a me una una scena tremenda che mi ripropone il famoso scritto della letteratura inglese in tutta la sua drammaticita’.
Abbiamo infatti ricoverato tre giorni fa una ragazza di 17 anni che aveva tentato il suicidio ingerendo una grossa quantita’ di organofosforici. 
Abbiamo fatto tutto quello che potevamo per salvarla, ma dopo tre giorni e’ comunque morta a causa del veleno.
Ieri il suo ragazzo, dopo aver saputo della sua morte, ha lui stesso assunto una grossa quantita’ di veleno ed e’ morto pure lui.
La ragione per cui la giovane donna aveva tentato il suicidio era dovuto al fatto che i suoi genitori non approvavano la sua relazione con il fidanzato.
Il giovane uomo era venuto a trovare la sua amata per ben due volte qui in ospedale prima che la ragazza morisse, ma la madre sempre lo aveva mandato via e non gli aveva permesso di vederla.
Ieri, prima del suicidio, l’ho incontrato qui in ospedale. Era completamente confuso e mi ha detto che avrebbe anche lui commesso suicidio.


Onestamente ne’ io ne’ lo staff avrebbe comunque pensato che lo avrebbe fatto veramente: credevamo che fosse semplicemente un momento di disperazione.
Ora pero’ sono entrambi nel nostro obitorio, e quella mamma che non voleva la relazione ha perso sia la figlia che il futuro genero.
E’ una storia che mi lascia confuso e senza parole.

Fr Beppe Gaido


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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