venerdì 23 giugno 2017

Maltrattato per un anno e mezzo

Aveva una doppia frattura di femore e tibia destra.
Per un anno e mezzo era stato dentro e fuori ospedali governativi e mai gli e’ stato fatto un intervento perche’ non aveva soldi.
Invece gli hanno messo degli inutili gessi che si e’ tenuto per tutti questi mesi…ed il risultato e’ stato che a tutt'oggi c'è una totale non unione dei frammenti ossei, si e’ instaurata una terribile osteopenia che ha reso le ossa trasparenti come vetro smerigliato (ed il paziente ha solo 35 anni!), il ginocchio e’ totalmente rigido a causa del gesso, e i muscoli dell’arto sono quasi del tutto scomparsi a motivo del disuso.
Ovviamente, non potendo lavorare per un anno e mezzo, oggi e’ piu’ povero di quando si e’ fratturato.
E’ approdato a Chaaria a motivo dello sciopero ed a lui abbiamo dato assoluta priorita’, sia perche’ e’ davvero povero: se avesse avuto soldi lo avrebbero operato!; sia perche’ e’ un chiaro esempio di maltrattamento dei derelitti e di coloro che non hanno posti a cui rivolgersi per un aiuto competente e disinteressato.



L’intervento e’ stato difficile, la riduzione dei frammenti ossei non perfetta a causa delle fratture molto comminute, del callo osso abnorme e della prolungata malposizione.
Siamo comunque riusciti a mobilizzargli il ginocchio, ed ora fa fisioterapia  sia per il ginocchio che per l’anca, come anche per il recupero del tono muscolare.
Per un po’ di tempo non lo lasciamo caricare, ma e’ gia’ in piedi con le sue stampelle, dopo 18 mesi di alettamento.
Questi sono i casi che mi infondono speranza, che mi ricaricano interiormente e che mi ridanno forza quando sono stanchissimo.
Noi siamo a Chaaria proprio per coloro che sono abbandonati, poveri e maltrattati; siamo una presenza competente per coloro che non hanno nessun altro a cui rivolgersi.
In questo ci sentiamo pienamente in linea con gli insegnamenti di San Giuseppe Cottolengo, nostro fondatore.

Fr. Beppe Gaido



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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