mercoledì 7 giugno 2017

Finita la maratona ortopedica

Non abbiamo mai operato tanto come quest'anno, sia nel campo della traumatologia, sia in quello della patologia prettamente ortopedica, sia in quello della chirurgia della mano.
Gli interventi di chirurgia plastica sono stati moltissimi, lunghi ed assai complessi: soprattutto esiti di ustioni, ma anche fratture esposte e ulcere che non tendevano alla guarigione.
Non abbiamo mai staccato in tre settimane: abbiamo infatti operato tutti i sabati e le domeniche...ed alla notte chirurghi plastici ed ortopedici si trasformavano in ginecologi per gli immancabili cesarei.
Guardando alla bottiglia mezza piena, abbiamo veramente aiutato tantissima gente...10-12 interventi al giorno, per sette giorni alla settimana, per tre settimane; guardando invece a quella mezza vuota, alla partenza degli specialisti italiani, mi trovo con almeno una ventina di nuove fratture da operare, con varie ustioni e con due innesti cutanei che ci erano rimasti indietro.
La stragrande maggioranza delle fratture non operate e' comunque giunta in ospedale nelle ultime 48 ore, e proveniente dagli ospedali governativi che chiudevano. Lo stesso dicasi per due enormi ustioni "total body".
Gli amici sardi non avrebbero comunque potuto far fronte a tale fiumana infinita di nuovi ricoveri che lo sciopero ci manda ogni giorno.


In questa maratona ortopedica e di chirurgia plastica, non posso comunque non ricordare il contributo essenziale di Nietta, internista, che si e' sobbarcata il pesante lavoro del reparto ed anche il follow up degli operati che a noi regolarmente sfuggiva a motivo del superlavoro in sala.
Un team prezioso, a cui si aggiunge la presenza di Sara, fisioterapista, che tanto ha aiutato nella parte riabilitativa post-operatoria.
A tutti va il nostro grazie anche a nome dei tantissimi malati che abbiamo operato con successo e che senza di loro non avremmo potuto aiutare: tra tutti i pazienti voglio citare in particolare Baraka, Alexandro e Phylip a cui abbiamo ricostruito il viso e le mani grazie al prezioso lavoro di Toto, di Luciano e di Davide..
Non posso infine dimenticare Francesca e Michela che si sono prodigate al servizio dei nostri Buoni Figli.
Grazie di cuore a tutti e buon ritorno a Cagliari.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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