martedì 2 maggio 2017

Siccità

Stasera ha piovuto un po' a Chaaria, così come pure ieri notte.
Certamente finora la stagione delle piogge è stata estremamente scarsa e direi quasi del tutto assente anche da noi, ma di tanto in tanto abbiamo avuto un acquazzone che, se non ha riempito nuovamente le scorte idriche sotterranee da cui pompiamo l'acqua dell'ospedale, almeno comunque ha tenuto vive le sementi nei campi.
Onestamente temiamo che i nostri pozzi si possano seccare e che l'ospedale possa rimanere completamente senz'acqua, anche considerando che la prossima stagione delle piogge dovrebbe essere a novembre.
La situazione più tremenda è però quella del Nord del Kenya, dove non ha piovuto nulla in questa stagione delle piogge, e dove non piove da oltre due anni.
Il poco bestiame di quelle popolazioni dedite alla pastorizia sta morendo di sete, e la gente non ha praticamente nulla da mangiare.
Dalla foto si può facilmente arguire che il Nord del Kenya non è assolutamente coltivabile.
Da mesi ormai quelle popolazioni sopravvivono di aiuti alimentari da parte del governo.
Si parla di oltre 4 milioni di persone ridotte alla fame.


A Chaaria riceviamo molti pazienti del nord e ci sentiamo assolutamente chiamati ad aiutarli ed a servirli, anche quando non hanno assolutamente nulla per pagare le cure di cui hanno bisogno: sono infatti sempre stati i più poveri tra tutti i Kenyani, ma ora per loro è miseria assoluta e fame.

Fr Beppe


Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....