domenica 16 aprile 2017

Proviamo a unire gli sforzi?

In questo periodo a Chaaria gli interventi chirurgici che eseguiamo sono sempre più complessi e molto sovente richiedono l'impiego di anestesia generale con paziente intubato e curarizzato.
Nel corso degli anni abbiamo ricevuto tre ventilatori per anestesia generale dall'Italia: tutti erano già "di una certa età" quando ci sono stati mandati. 
Si trattava di materiale dismesso da altri ospedali dopo lunghi anni di onorevole servizio, ma ritenuto ancora in buone condizioni e revisionato a dovere prima di essere spedito a noi con un container.
In effetti le tre macchine ci hanno servito bene per un buon numero di anni, ma ora danno segni di "senescenza": si spengono spesso durante gli interventi,si rompono   e danno ansia sia all'anestesista che al chirurgo. 
Continuiamo a prendere dei pezzi da una macchina per metterli nell'altra, con il risultato che al momento abbiamo solo un ventilatore che funzione (gli altri sono ormai serbatoi di pezzi di ricambio), e viviamo quindi nell'angoscia di un guasto che potrebbe tecnicamente bloccare gran parte della nostra attività chirurgica, o magari causare anche danni gravissimi al paziente intubato durante un'operazione.



Il problema con questi macchinari stranieri giunti con container è sia che qui non si trovano i pezzi di ricambio, e sia che i modelli sono ormai obsoleti e quindi anche in Italia si fa fatica a reperirli.
Ovviamente poi nessuno accetta di fare manutenzione su un macchinario non comprato da loro.
Per adesso quindi possiamo ancora andare avanti a fare anestesie generali, augurando "lunga vita" all'unico respiratore che ci rimane funzionante.
Però non dormiamo sonni tranquilli ed avremmo intenzione di acquistare un ventilatore nuovo.
Vorremmo comprarlo a Nairobi, in modo da avere poi anche l'assistenza tecnica.
Quello che stiamo usando ora ci potrebbe servire da "back up" in caso di guasto.
La spesa è alta, sui 20.000 Euro, ma si tratta di uno strumento davvero importante da cui dipende la vita del paziente.
Chiediamo umilmente se le eventuali offerte che generosi benefattori volessero destinare a Chaaria, per qualche tempo venissero dedicate a tale fine: saranno piccole offerte, gocce nel mare, che pian piano ci permetteranno comunque di avere questa nuova macchina, per la sicurezza di tanti pazienti.
Proviamo ad iniziare questa cordata di solidarietà?
Un grazie di cuore anticipatamente.
E siccome vi scrivo il Sabato Santo prima della veglia pasquale, colgo l'occasione per augurare a tutti i lettori una buona, santa e serena Pasqua di Resurrezione.

Fr. Beppe Gaido

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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