giovedì 16 marzo 2017

Una nuova pubblicazione

Nonostante lo sciopero ed il superlavoro che per adesso non accenna a diminuire, in questi mesi abbiamo mantenuto vivo il nostro interesse scientifico ed accademico. 
L'articolo che oggi la rivista medica EAST AFRICAN MEDICAL JOURNAL ha accettato di pubblicare e' nato da una bella collaborazione tra noi ed I volontari di Cagliari. E' stato scritto a piu' mani, in parte in Italia ed in parte qui a Chaaria.
Si tratta infatti del difficilissimo caso clinico della bambina morsa dal serpente e resa completamente storpia dalla necrosi della tibia e dalla deformazione ossea conseguente.
Il Dr Luciano Cara, insieme ai giovani collaboratori italiani dr D'Aquila e dr Maltesi, e con l'aiuto della dottoressa Makandi e del sottoscritto, ha eseguito un intervento chirurgico straordinario che ha permesso alla bambina di tornare a camminare, seppure con stampelle. 
A maggio seguira' un'altra operazione con la speranza di riportare la paziente alla normalita'.
Nell'articolo abbiamo voluto condividere questa straordinaria esperienza di collaborazione scientifica intercontinentale a favore di una poveretta che per anni non era stata operata a motivo della mancanza di fondi.
Ed intanto Chaaria rimane sulla breccia anche nel mondo piu' prettamente scientifico ed accademico.
Inutile nascondere che siamo molto contenti anche della nostra attivita' scientifica e del fatto che importanti riviste internazionali pubblichino I nostri lavori.

Fr Beppe




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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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