giovedì 30 marzo 2017

Insicurezza

Nell'ultima settimana a Chaaria ci sono stati due attacchi da parte di malviventi armati di pistole .
Il primo è successo domenica scorsa alle 21.30: c'è stato una rapina a mano armata a Chaaria Market. Tanta paura ma nessun ferito.
Ieri sera erano le 22,30 e di nuovo abbiamo sentito colpi di arma da fuoco.
E' successo a Kamang'oro, a due passi dal cancello dell'ospedale.
I malviventi hanno sparato per spaventare e poi hanno preso tutto ad una povera residente che gestisce un piccolo negozio di alimentari.
I ladri sono poi andati a Chaaria Market ed hanno attaccato e derubato un bar, spaventando a morte tutti i clienti.
Ho sentito chiaramente gli spari in quanto ancora stavo facendo il giro in ospedale. ho allertato i guardiani, ma da noi non è successo nulla.
Anche stavolta non ci sono state vittime durante le due rapine.


E' comunque uno sviluppo inquietante per noi: a Chaaria siamo infatti abituatissimi a panga e machete, ad accoltellamenti vari, anche a violenze strane come persone assalite a colpi di martello.
Di tanto in tanto abbiamo qualche ferita da arco e freccia...ma di armi da fuoco non ce n'erano proprio.
Ora, sentire colpi di pistola a Chaaria ci fa temere per uno sviluppo poco piacevole dell'insicurezza e della violenza nella nostra zona.
Rimane comunque auspicabile che i volontari non siano fuori della missione quando scende la notte, perchè in effetti nessuno può presumere che non succederà nulla.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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