martedì 7 febbraio 2017

Credenze popolari

Mi trovo davanti all’incubatrice osservando un neonato ustionato dalla testa ai piedi.
La mamma e’ vicina a me e piange: “Non vedi che non sta migliorando?
Ora ha anche una diarrea verdastra!”
“Lo so, ma e’ essenziale che il bimbo rimanga qui in ospedale, perche’ ha bisogno del calore umido della macchina, degli antibiotici e delle flebo”.
“No, voi medici non potete capire. Questo bimbo non guarira’ mai, se non andiamo dal traditional doctor a fargli asportare i falsi-denti”.
“Ti prego di non farlo... i denti falsi non esistono, e se vai da quei fattucchieri, ti obbligheranno a pagare un sacco di soldi, e faranno del male al tuo bimbo. 
Useranno dei chiodi caldi e faranno dei buchi nelle gengive a livello dei canini. Il tuo bambino soffrira’ inutilmente, e non guarira’ certo dalla ustione grazie a questa tortura. 


Quel colore bianco che vedi sulle arcate dentarie, rappresenta solo la presenza delle gemme da cui i dentini si formeranno. Non c’e’ proprio nulla da togliere... senza quelle gemme, la dentizione sara’ alterata e tuo figlio potrebbe crescere con tutti i denti storti”.
Purtroppo e’ stato un dialogo tra sordi. La donna ha firmato la cartella, usando l’impronta digitale del pollice, e si e’ portato via un bimbo in condizioni veramente instabili. Sono quasi sicuro che morira’, forse non di tetano a causa del chiodo arrugginito che lo stregone usera’, ma possibilmente a motivo della disidratazione e dell’infezione.
Tra la nostra gente questa credenza e’ molto radicata. Spendono fior di quattrini per andare da qualche stregone, che non farà altro che rompere l’arcata gengivale e far sanguinare i bimbi. Pero’, siccome noi esseri umani siamo sempre molto influenzati dalla nostra psicologia, molte mamme poi tornano a dirci che il loro figlio e’ migliorato, dopo l’asportazione... purtroppo però quelle il cui figlio soccombe non le rivediamo piu’.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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