venerdì 13 gennaio 2017

Quando ti alzi al mattino alle sei, ed i tuoi occhi sono invasi dalla meraviglia dell'alba, la giornata certamente ti sorride e ti entusiasma. Un'alba come quella di Chaaria riempie il cuore e ti da' la forza per andare iincontro al tuo giorno, comunque esso si presenti.
Quando poi, quasi a mezzanotte, con il fisico a pezzi cerchi di raggiungere camera tua per trovare un po' di ristoro nel sonno, e' ancora il cielo di Chaaria ad aprirti il cuore ed a mozzarti il fiato: a volte e' la stellata meravigliosa di una notte senza luna, ed altre volte e' la luna piena ad incantarti e ad inchiodarti con il naso in su per vari minuti di pura contemplazione. 
La natura placa il cuore e riempie l'anima: in qualche modo la natura sa lenire le ferite che la giornata ti ha inflitto. Contemplando l'alba o fantasticando davanti alla luna piena, offri a Dio le tue sconfitte ed i tuoi successi. 
Ripensi con una certa pace nel cuore a tutte le battaglie che hai dovuto sostenere durante il giorno: vai con il pensiero a quella donna gia' operata e che speri di non dover riaprire a motivo di briglie aderenziali; rivivi tutte le fasi di quel mega-intervento per carcinoma del retto che speri proprio sia andato bene dopo sei ore di lavoro. 


Guardi il cielo ed offri a Dio quei due giovani in condizioni disperate: la sedicenne con il carcinoma del pancreas che continua ad avere ematemesi dopo l'intervento di derivazione biliare e per la quale non sai piu' cosa fare; il ragazzino con la perforazione intestinale da tifo i cui i visceri erano ridotti ad una matassa informe ed arrossata ed a cui abbiamo dovuto fare una ileostomia alla cute, perche' l'intestino non era suturabile- ce la fara quel poveretto? sopravviverà?-; il diciottenne che oggi abbiamo operato per una perforazione di ulcera duodenale; i carcinomi del colon inoperabili a cui abbiamo fatto interventi solo palliativi ed a cui non abbiamo ancora trovato il tempo - o forse il coraggio - di dire la verita'; poi il bambino denutrito e malato di leucemia; il feto gia' morto nel ventre materno che abbiamo dovuto estrarre per salvare la vita della mamma. 
Quante storie e quante persone ti passano davanti in quegli attimi magici in cui sei come incantato davanti al sole che nasce od alla luna padrona della notte; quanti rimorsi per le cose che avresti voluto fare diversamente o meglio; quanti ripensamenti sulle decisioni prese; quanti sensi colpa per i no detti quando non ce la facevi piu'. 
Eppure, nella contemplazione di questa natura stupenda viene anche fuori quella calma che ti fa dire: - ho fatto quello che ho potuto ed ho dato il meglio... cosi' come ne sono stato capace.
Chaaria: cosi' poetica e maestosa nella sua natura rigogliosa, e cosi' esigente, dura ed a volte feroce nel turbinio di problematiche che ti pone davanti ogni giorno.
Anche in questo sta il fascino irresistibile di Chaaria, che puo' sembrare un posto fiabesco quando guardi la natura, od un girone infernale quando tutto va male in ospedale.
Chaaria: a volte poetica ed a volte devastante... ma certamente sempre stupenda... una palestra meravigliosa per mettere alla prova la propria dedizione al servizio e le proprie competenze professionali.
Leopardi diceva: "che fai tu luna in ciel?"
Io lo so cosa fa: ci scalda il cuore e ci dona la pace anche dopo la giornata piu' terribile.
E’ proprio in uno di questi momenti di calma in cui cerco di offrire al Signore ogni mio sforzo, ogni mia vittoria ed anche ogni mia sconfitta che potenti mi salgono nel cuore le consolanti parole della Sacra Scrittura: “Il Signore risana i cuori affranti e fascia le loro ferite”.

Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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