sabato 7 gennaio 2017

Piccoli passi in neurochirurgia

Da un po' di tempo ci siamo affacciati anche a questa branca della chirurgia, soprattutto grazie al Dr Nyaga che ci segue, ha fiducia in noi e spesso viene a operare insieme a noi, per insegnarci tecniche nuove.
La trapanazione cranica per ematoma subdurale è ormai di routine a Chaaria e la facciamo la dottoressa Makandi ed io, anche senza bisogno del Dr Nyaga.
E' un intervento frequente per trauma cranico soprattutto legato ad incidenti della strada o a cadute dall'alto.
Con il Dr Nyaga abbiamo fatto pure alcune craniotomie per evacuazione di ematoma extradurale e decompressione di fratture della volta cranica con infossamento di un opercolo osseo...ne abbiamo un altra da operare in settimana (in questo caso si è trattato di una violenta bastonata sull'osso parietale).
Sta diventano abbastanza comune anche l'intervento di derivazione ventricolo-peritoneale per casi di idrocefalo in età infantile.
Oggi per esempio ne abbiamo operati tre e tutti sono andati bene: erano bimbi di età compresa tra 1 e 3 mesi. Mbabu è stato bravissimo con le anestesie generali.


Ovviamente, tutte le volte che si apre una nuova frontiera e si offre un ulteriore servizio, poi la gente fa in fretta a venirlo a sapere: infatti, negli ultimi mesi abbiamo avuto un costante aumento del numero di richieste degli interventi sopra citati.
Oggi siamo stanchissimi, ma questi tre bambini operati con successo ci hanno molto incoraggiati a continuare nel nostro impegno di un servizio sempre più qualificato anche se sempre più esigente.

Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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