venerdì 20 gennaio 2017

Ortopedia a Chaaria

Ormai la gente lo sa e viene a Chaaria da molto lontano per fratture anche assai complesse, oltre che per altri problemi ortopedici. 
Pian piano siamo diventati un vero e proprio centro di riferimento ortopedico per molte Contee del Kenya, e non solo per quella di Meru. 
Riceviamo pazienti dal Tharaka, da Isiolo, Marsabit, Laikipia, Nairobi. 
Sovente I pazienti approdano a noi dopo essere stati in ospedali privati dove non sono stati in grado di far fronte alle cifre richieste per l'operazione...e quindi non sono stati assistiti.
Esiste ormai un canale diretto di collaborazione tra l'ospedale generale di Meru e Chaaria. 
Il suddetto ospedale governativo, al momento ancora paralizzato dallo sciopero, trasferisce direttamente a noi I pazienti piu' poveri. 
Riceviamo in genere gente plurifratturata ma anche casi molto complessi come per esempio traumi cranici con emorragie subdurali.
Pure oggi abbiamo eseguito con successo una trapanazione cranica per enorme ematoma subdurale, causato da un incidente della strada.


La media di operazioni ortopediche e' di almeno 5, ogni giorno, dal lunedi' al venerdi'...tutto questo superlavoro ortopedico lo possiamo affrontare con successo soprattutto grazie alla presenza costante a Chaaria della Dottoressa Makandi, supenda figura di autentica volontaria kenyana. Con lei lavoro ed imparo tecniche nuove. 
Sovente lei opera da sola in una sala ed io posso dedicarmi alla chirurgia generale e ginecologica nella seconda. 
E' un onore ed una grande gioia per noi avere una collaboratrice tanto preziosa come la Dottoressa Makandi. 
E' inoltre una gioia interiore profonda poter rispondere ai bisogni della gente, soprattutto dei piu' poveri, I quali non saprebbero proprio dove andare con la chiusura degli ospedali governativi.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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