domenica 22 gennaio 2017

Il mio compleanno.

Non posso trattenere le lacrime pensando alle tantissime manifestazioni di stima e affetto che ho ricevuto oggi, nella ricorrenza del mio cinquantacinquesimo compleanno.
Non sono riuscito a rispondere a tutte le email che ho ricevuto...erano davvero tante. 
Le ho però lette tutte ed ho gioito nel toccare con mano quanta gente mi vuole bene e mi sostiene, sia qui a Chaaria che in varie parti del mondo.
Ho ricevuto messaggi dall'Italia, dalla Polonia, dal Canada, della Repubblica Centrafricana, dalla Tanzania...e naturalmente tantissimi dal Kenya.
Sono commosso nel considerare questa grande effusione di affetto e stima.
Grazie di cuore!
Ho poi sentito tanta fraternità da parte di Fr Giancarlo e di tutti i confratelli e le consorelle: i Fratelli (e soprattutto Giancarlo!) hanno organizzato una cena stupenda che abbiamo condiviso con i volontari.
Abbiamo avuto pastasciutta al pesto preparata dai volontari, vino, birra e bibite, torta e dolcetti vari...troppo per me, oserei dire!
Quanti regali ho ricevuto oggi: dai Fratelli, dai volontari ed anche da alcuni ospiti della missione.


Sono davvero commosso e vi ringrazio tutti, anche se non sono riuscito a scrivere a tutti.
Non so se mi merito tutto questo, ma dal mio cuore sgorga il grazie sincero e sentito.
Avete reso il mio compleanno una giornata davvero memorabile.
Il mio entusiasmo è ancora alle stelle, nonostante gli anni che passano.
Ringrazio il Signore per il dono della vita e riprendo da oggi l'impegno di spenderla completamente a servizio degli altri.

Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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