venerdì 2 dicembre 2016

I bimbi di Chaaria

Baraka ci ha lasciato ed è felicemente ritornato a Malindi dopo una notte intera di viaggio in pulman. Le sue ferite vanno bene anche se l'innesto cutaneo non ha tenuto molto bene e guarirà di seconda intenzione.
L'intervento è stato comunque un enorme successo: abbiamo sistemato gomito e polso. A maggio lo riopereremo per ridargli l'uso delle dita e per correggere il problema dell'occhio ustionato.
Ma la pediatria pullula in questo momento di bambini con vari problemi di salute, i quali, appena stanno un po' meglio, ci rallegrano con la loro vivacità e la loro innocenza.
Sono tantissimi i bambini con problematiche chirurgiche ed ortopediche: la maggior parte di loro è stata operata da Luciano...alcuni da me o dalla dottoressa Makandi, vuoi per fratture, vuoi per malformazioni osse e tendinee congenite, vuoi anche per contratture ed altri esiti di ustione.
Subito dopo l'intervento, quando il gesso ha immobilizzato la parte lesa ed ha eliminato il dolore, questi bimbi ritornano normali...ritornano bimbi come tutti gli altri: scoppiano di vita, di voglia di giocare, di tenerezza, di simpatia.
Ci sono momenti in cui questi bimbi già operati creano un ambiente in pediatria che sa più di asilo infantile che non di ospedale: schiamazzano, si inseguono giocando a guardia e ladri, spingono alla velocità della luce i loro amici costretti in carrozzina dall'intervento. Allora i guanti di lattice, gongiati a dovere dai volontari, si trasformano in palloncini dalle forme più bizzarre...una faccia, la testa di un gallo, eccetera.


I volontari poi riempiono i bimbi di lecca-lecca e caramelle, e loro quindi non vogliono più essere dimessi: la dimissione è un momento triste perchè lasciano qui tanti nuovi amici.
Non posso non ricordare in questo momento Pilot, uno stupendo bimbo di dodici anni, davvero solare nel senso letterale del termine.
E' venuto con un ano artificiale, confezionatogli tempo fa dopo un intervento per addome acuto.
La sua situazione non era quindi delle più facili, ma lui ha sorriso sempre, con un sorriso smagliante ed accattivante, sia prima che dopo l'intervento che abbiamo pianificato per richiudere l'ano e ridargli una canalizzazione intestinale normale. Giocava con gli altri, anche se non poteva neppure camminare eretto a causa del dolore addominale.
Dopo l'operazione però lo abbiamo visto deambulare dritto come una scopa, mentre tentava un incontro di pallavolo con gli altri "scatenati", usando un palloncino gonfiabile donato dai volontari.
Pilot è stato dimesso dopo un intervento perfettamente riuscito.
L'ultima cosa che ricordo di lui (e del tenero papà che è stato qui con lui fino alla fine) è il grande sorriso che ci ha ripagato di tutto il nostro lavoro.
Altri sono ancora con noi: come Sharon, affetta da una gravissima ustione alle gambe.
All'inizio camminava sempre tenendosi la camicia da notte sollevata perchè il contatto con il tessuto le dava dolore. Medicarla era un vero calvario. Ora invece sta bene: le ustioni si stanno rimarginando ed è anche lei prossima alla dimissione. Non solleva più la camicia da
notte e non piange quando la medichiamo: le sono rimasti quel sorriso e quegli occhoini teneri che ogni volta mi fan venire voglia di abbracciarla.
Anche Victor adesso sorride e mangia, anche se la sua situazione è molto complessa: è caduto dall'alto, riportando una lesione della colonnna vertebrale.
E' a Chaaria per piaghe da decubito e per fisioterapia: la nostra speranza è di metterlo in piedi con dei tutori, ed anche di insegnargli degli esercizi per controllare un po' gli sfinteri. Con lui ci vorrà molto tempo, ma lo vediamo sereno: le piaghe migliorano; il suo umore è cambiato decisamente (dapprima era cupo e non mangiava; ora è socievole e si alimenta benissimo); riesce a stare in piedi con le parallele...anche con lui vogliamo essere ottimisti.
Pure Victor ora gioca con gli altri che lo fanno scorrazzare qua e là con la carrozzella, e credo che a Chaaria abbia trovato un ambiente familiare che gli fa un po' dimenticare la lontananza di mamma e papà.
Forse non troverà la guarigione, ma speriamo almeno una condizione di vita accettabile.
Innumerevoli sono gli altri nomi, e non li posso citare tutti: bambini anche gravi; alcuni di loro in condizioni estreme ed in continua lotta tra la vita e la morte.
La pediatria dà comunque una nota di allegria a tutto l'ospedale, pur in tantissima sofferenza anche in tenera età.
Chaaria sarebbe più vuota senza i loro schiamazzi che a volte si protraggono ben oltre le 22.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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