martedì 15 novembre 2016

I gozzi di Chaaria

“Non preoccuparti, Pietro. Hai tantissimi pazienti ambulatoriali ed il gozzo della paziente sembra di dimensioni moderate. Inoltre pare che si tratti di una emitiroidectomia, e quindi sostanzialmente più semplice”.
“Va bene. Io sono in dispensario a visitare. Fammi un fischio se ti servo”.
Inizio la mia tiroidectomia con Celina solamente. Non ho altri assistenti perchè sono tutti impegnati in sala piccola per una complessa fratture di radio ed ulna.
Sono sereno ed anche abbastanza tranquillo...soprattutto perchè so che Pietro è nei dintorni.
I tempi operatori procedono abbastanza regolarmente e celermente (me li ricordo bene), e soprattutto la paziente non sanguina.
All’eco lo avevo pensato un gozzo del lobo sinistro. Inoltre non mi sembrava molto grande all’esame sonografico. Invece quel lobo sinistro si è rivelato molto più difficile da lussare a motivo di un lungo processo superiore che arrivava quasi fin sotto la mandibola...chissà perchè non lo avevo visto! Forse è stata la fretta.


Mi sono comunque detto che l’assioma generale dei chirurghi sostiene che la tiroide, più è grossa e più è semplice da togliere...ed in effetti anche questa grande propaggine superiore del lobo sinistro è venuta fuori abbastanza rapidamente. Ho potuto isolare i vasi senza grosse difficoltà, ed ero obiettivamente molto soddisfatto di me stesso. Speravo che mancasse solo più l’istmo per completare la mia emitiroidectomia.
Ma c’era una sorpresa, una specie di ciliegina sulla torta.
Pietro è arrivato in quel momento.
Insieme, ci siamo resi conto che pure il lobo destro non era poi così piccolo.
E’ stato Pietro a consigliarmi la tiroidectomia totale, ma anche lui è stato sopreso dal fatto che il lobo non si lussava affatto. Ci siamo resi conto che c’era infatti una enorme propaggine dietro lo sterno: un gozzo retrosternale! Una “new entry” per Chaaria!
E’ stato decisamente ansiogeno ed inquietante rimuovere quel gozzo “plongeant” che all’eco neppure avevo visto.
Lo abbiamo tirato su piano piano, usando le dita per scollare e le pinze ad anello per estrarlo gradualmente.
Alla fine è venuto fuori!
Un bestione enorme, delle dimensioni di un grosso pompelmo.
Era la prima volta che vedevo una manovra simile a Chaaria. Avevamo le dita praticamente nel mediastino, e la cosa strana è che, tolta quella grossa escrescenza, i polmoni si sono espansi immediatamente e la cavità è praticamente subito scomparsa.
Meno male che Pietro ha finito i pazienti ambulatoriali in tempo, ed è arrivato proprio al momento giusto.
La donna ora è in prima giornata post-operatoria: parla normalmente... e quindi non le abbiamo “fregato” i nervi laringei ricorrenti; e soprattutto respira bene, con una saturazione del 98%.
Abbiamo in reparto una serie infinita di tiroidi in attesa di intervento: alcune piccole e la maggior parte enormemente ingrandite.
E’ un dato importante che la prima sia andata bene. Ci incoraggia per tutte le altre.
Con il caso appena descritto mi sono anche convinto che l’esame sonografico ha i suoi limiti e che soprattutto il gozzo retrosternale lo può anche non vedere...magari è colpa dell’operatore e non dell’ecografia , naturalmente!

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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