venerdì 7 ottobre 2016

Quasi ventiquattr'ore su ventiquattro

La situazione è tremenda.
Non ci sono più orari, nè di giorno, nè di notte.
Le complicazioni si moltiplicano, come è ovvio che capiti quando il numero dei pazienti raddoppia e quando la pressione lavorativa è davvero eccessiva.
Tra le altre cose ieri notte abbiamo ricevuto un paziente a cui era stato sparato: una pallottola gli aveva trapassato il collo da parte a parte, danneggiando il midollo spinale e causando una tetraplegia ed enormi problemi respiratori. Abbiamo fermato l'emorragia, abbiamo estratto la pallottola, ma il paziente è mancato pochi minuti fa per insufficienza respiratoria.
Era un uomo molto giovane!
Stasera sono reduce da un'altra esperienza forte e drammatica: una donna che è giunta in ospedale con rottura d'utero e morte endouterina. Di solito riusciamo a salvare l'utero ed a ripararlo, ma oggi la situazione era tremenda e le abbiamo dovuto fare una isterectomia d'urgenza. La paziente ha sanguinato tanto ed ora sta ricevendo una trasfusione; speriamo che ce la faccia.
Le chiamate notturne ci spezzano il sonno e stiamo piuttosto male anche fisicamente.
I pazienti ormai li mettiamo per terra ed in tutti i corridoi... anche in maternità, perchè non abbiamo più letti.

Fr Beppe Gaido

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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