domenica 23 ottobre 2016

Lettera di Maresita

Ciao fratel Beppe,


non so se ti ricordi di me, sono Maresita, ci siamo conosciuti quando sei venuto a Carmagnola e hai anche incontrato Vittoria Savio.
Quando due anni fa ho scoperto che gli amici di "Crescere insieme" andavano a Igoij a soli 35 chilometri da te, li ho convinti a venirti a trovare. Quel fugace incontro li ha profondamente toccati e quest'anno sono venuti a trovarti più numerosi.
Mi hanno raccontato il loro viaggio che ho pubblicato su "Il Corriere di
Carmagnola" insieme alla recensione del libro che, anche io, ho letto in un soffio.
Devo preparare un articolo che parla di te e del libro per "Gazzetta d'Alba", mi auguro che molti comprino il libro a favore del vostro ospedale.
E che dire delle tue storie, dalla prima all'ultima pagina ti sono stata vicina con il cuore, ho camminato vicino a te, ho accarezzato i tuoi bambini e le loro mamme, mi scendevano le lacrime quando i tuoi angioletti salivano al cielo. Grazie Beppe, posso solo augurarti tanta salute e buon lavoro.
Ciao Beppe, ti abbraccio con affetto.

Maresita






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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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