martedì 18 ottobre 2016

La logistica dello sciopero

Avere un numero quadruplicato di pazienti comporta problemi logistici non da poco, problemi che gravano tutti sulle spalle di Giancarlo. 
Bisogna piu' che raddoppiare I viaggi a Meru per acquistare cibo e vettovaglie. 
Anche le pompe dell'acqua non ce la fanno a mantenere un livello sufficiente di acqua nei tank che spesso sono vuoti, creando problemi gravissimi sia in lavanderia che in ospedale. 
La lavanderia non riesce comunque a star dietro e siamo scarsi sia di divise per i malati, sia di lenzuola e traverse e sia anche di teli per la sala operatoria. 
La sterilizzazione e' in una situazione simile e dobbiamo stare molto attenti a non sprecare garze o strumenti sterili. Ieri mattina siamo rimasti senza teli sterili per le medicazioni per almeno 4 ore.
Andare a Meru per I raggi e' diventato un lavoro enorme perche' I pazienti sono tantissimi e le ambulanze sono praticamente sempre per strada.
I generatori girano allo sfinimento e consumano una quantita' industriale di diesel che poi bisogna andare a comprare a Meru...con nuovi viaggi, nuove fatiche e nuove spese.


Insomma, c'e' una grande fatica anche dietro le quinte, da parte di chi si sforza e si fa in quattro per far si' che tutto proceda per il meglio anche in un momento difficile come quello che stiamo vivendo.
Grazie di cuore, Giancarlo per il tuo grande lavoro, nascosto e forse non conosciuto, ma importantissimo e centrale anche in questo tempo di difficolta'.

Fr Beppe

Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....