domenica 18 settembre 2016

Visite alla Missione

Oggi è stata una giornata decisamente intensa dal punto di vista delle visite alla missione.
Infatti abbiamo dapprima accolto un grosso gruppo che ha fatto visita ai Buoni Figli e con loro si è intrattenuto con musica e canti.
I gruppi portano sempre gioia ai nostri ragazzi e costituiscono un bel diversivo per la loro vita sempre uguale e noiosa.
Inoltre tali visite sono anche una bella sensibilizzazione nei confronti dei visitatori stessi che così si rendono conto di coloro che stanno peggio di loro e che hanno una vita molto difficile ed in qualche modo emarginata dalla società.
Nel pomeriggio invece sono venuti a trovarmi Tino Tropini ed un gruppo di volontari di Carmagnola che normalmente operano a Nkubu ed Egoji, impegnandosi soprattutto nella ristrutturazione di scuole e nella realizzazione di sistemi di irrigazione e distribuzione dell'acqua.
Hanno visitato la missione (solo Tino era già stato a Chaaria; per tutti gli altri era la prima volta) e sono rimasti molto bene impressionati dal nostro servizio sia in ospedale che dai Buoni Figli.
Ho trascorso con loro due ore intense in cui hanno voluto visitare e sapere tutto.


Hanno lasciato anche una generosa offerta per la missione che certamente ci aiuterà molto soprattutto per i pazienti che non possono pagare...questo è infatti il desiderio dei nostri donatori.
Agli amici di Carmagnola ho lasciato il compito di "salutarmi" quelle zone in cui ho vissuto la mia adolescenza ed il mio liceo.

Fr Beppe Gaido


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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