venerdì 9 settembre 2016

Il peso della nostra umanità

Chaaria è certamente una realtà bellissima in cui c'è la possibilità di spendersi completamente per gli altri e di fare del bene a delle persone che altrimenti non avrebbero aiuto alcuno. Mi commuove vedere l'ospedale strapieno, con due pazienti per letto anche in questi giorni.
Mi tocca il cuore vedere gente che viene da molto lontano sia per cure mediche che chirurgiche, dicendo che di noi si fida ciecamente e che le nostre terapie sono le migliori perchè le pratichiamo con scienza, coscienza e tanto amore per il prossimo.
Qui puoi davvero donare te stesso fino all'ultima goccia delle tue energie, e "fino al sacrificio della vita".
Questa possibilità di donarsi in maniera direi totale ed assolutamente illimitata dovrebbe di per sè essere per tutti noi una ragione sufficiente per tantissima gioia: quanti nel mondo possono dire di aver la possibilità di fare quello a cui davvero aspirano con tutto il cuore? Quanti medici hanno la possibilità di esprimere la propria professionalità a 360 gradi come noi a Chaaria? Quanti alla sera possono andare a letto dicendo a se stessi: "oggi non ho rimpianti perchè ho dato tutto quello che potevo e più di così non posso fare"?
La nostra felicità sta nella donazione e nella possibilità pratica di mettere in pratica questo ideale.


Eppure è stranissimo come, pur con un campo d'azione così vasto e con possibilità di carità e donazione praticamente illimitate di fronte a noi, spesso ci andiamo ugualmente ad impelagare nelle paludi del nostro egoismo, della nostra invidia e del nostro orgoglio.
Anche a Chaaria sovente sperimentiamo dinamiche di gruppo difficili, con evidente gelosia gli uni verso gli altri, con competizione e ricerca del primo posto, con screzi e litigi nati da incomprensioni grandi come un moscerino ma ingigantite fino a diventare elefanti nei nostri momenti di rabbia.
A volte sono io coinvolto in queste dinamiche poco virtuose: me lo dico sempre che alla mia età non dovrebbe più succedere di infognarsi in piccole diatribe, in scaramucce e incomprensioni, perchè la vita passa velocemente ed alla fine rimarrà solo l'amore che abbiamo seminato.
Cerco sempre di propormi di non cascarci più, ma poi la natura umana si dimostra debole e priva di memoria storica, per cui ripeto continuamente gli errori già commessi, e mi ritrovo nelle stesse situazioni pesanti che, a bocce ferme, ritengo una totale perdita di tempo ed uno spreco indecente di energie, energie che impieghiamo a rimuginare o anche solo a riparare i danni causati in un momento di rabbia, e che invece avremmo potuto dedicare agli altri nel servizio sereno e incondizionato.
Lo sappiamo che litigare fa star male noi prima di tutto e poi crea ferite a volte non più rimaginabili negli altri; ci stiamo malissimo quando capita...ma sappiamo anche che litigheremo ancora in futuro...purtroppo!
A volte vedo la stessa cosa negli altri (che ovviamente non sono migliori di me, anche quando si ritengono tali e mi giudicano): osservo dinamiche di gravi tensioni tra membri del nostro staff; mi rendo conto che i nostri dipendenti, al di là dell'apparenza, sono molto divisi tra di loro: litigano, non si parlano per giorni, si fanno dispetti...e questo naturalmente si riverbera sul servizio...e chi ne fa le spese sono purtroppo sempre i nostri pazienti...a cui invece dovremmo dare il meglio.
Chaaria è senza dubbio una realtà stupenda di servizio e di donazione, ma è anche una specie di carcere sperduto nella campagna in cui si vive sulla stessa piastrella per 24 ore al giorno e per 7 giorni alla settimana.
Tenuto conto di questo, è forse normale che nascano tensioni ed incomprensioni.
Il salmista ci ricorda poi che "il cuore umano chi lo può comprendere?" La combinazione tra un posto chiuso come un ospedale rurale e "quel guazzabuglio" che è il cuore umano può diventare una miscela esplosiva.
Ecco perchè non mi stupisco ed ecco perchè credo che Chaaria sia e rimanga un posto meraviglioso in cui fiorire e sentirsi realizzati, in cui servire e lavorare per gli altri usando tutti i propri talenti e mettendoli a frutto al 100%.
Tutte le altre magagne (gelosia, competizione, musi ed inimicizia prolungata tra colleghi) stanno lì a ricordarci che non siamo perfetti, che sulla strada verso la santità ci stiamo ancora camminando e siamo ben lontani dalla meta, che non dobbiamo mai giudicare gli altri perchè nessuno di noi è migliore della persona che sta criticando.
Il peso della nostra umanità è un fardello oneroso per me e penso per tutti gli altri che vivono e lavorano con me a Chaaria: dobbiamo accettare questa realtà, non lasciarci scoraggiare quando ci ri-caschiamo e sforzarci di voltare pagina al più presto, pensando che tutto il tempo che sprechiamo in inutili inimicizie, in pratica lo rubiamo ai poveri che hanno la precedenza assoluta nella nostra vita ed ai quali apparteniamo totalmente.

fr Beppe Gaido


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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