domenica 4 settembre 2016

Chaaria ed i lavori più nascosti

In questi giorni un grande lavoro portato avanti da Fr Giancarlo e dagli operai del settore agricolo è quello di abbattere la lunga fila di alberi che costeggia la rete di cinta di fronte al centro dei Buoni Figli.
Certamente, il bisogno di legna da ardere è enorme in una missione grande come la nostra, e spesso dobbiamo comprarne molta: entrambe le cucine (sia quella dei Fratelli che quella dell'ospedale) vanno avanti infatti con stufe a legna.
Se pensiamo che normalmente dobbiamo preparare una media di 300 pasti al giorno, potete immaginare le quantità di legna che bruciamo!
Ma la ragione principale per cui proprio adesso tagliamo questi alberi a cui siamo molto affezionati e che ci proteggono anche molto dalla polvere della strada è del tutto differente: ci siamo infatti accorti che questo tipo di pianta fa delle radici estesissime, che si espandono nel sottosuolo come lunghi e forti tentacoli.
Le radici si sono già infilate nelle fondamenta del Centro Buoni Figli e ne minacciano la stabilità architettonica.
Hanno ormai creato problemi ingenti anche al sistema di scarico delle acque dal Centro: avevamo servizi igienici sempre intasati e lavandini sempre bloccati, nonostante ripetuti tentativi di sturarli a vari livelli dell'impianto idraulico.


Recentemente, in uno di questi disperati tentativi di riparazione, scavando, ci siamo accorti che le tubature di scarico erano state sfondate ed occupate da grosse radici legnose, voraci di acqua. Erano queste a bloccare completamente lo scarico.
Certamente ripianteremo gli alberi che ora tagliamo, sia per motivi ecologici (a cui siamo molto sensibili), sia per ripararci dalla polvere della strada, e sia per dare un po' di ombra ai Buoni Figli quandi riposano in quella parte della missione con le loro carrozzelle. Dovremo però informarci bene sul tipo di albero da piantare, per evitare un problema simile con le radici tra qualche anno.
Grazie a Fr Giancarlo, a Kiambati ed al personale della shamba: magari nessuno ci pensa, ma sono questi lavori nascosti e poco riconosciuti che ci danno la possibilità di usare i nostri rubinetti, le nostre docce ed i nostri servizi igienici.
Ovviamente poi avremo anche legna da ardere per le nostre cucine.
Sembra impossibile, ma in una missione complessa come quella di Chaaria, i problemi legati alla manutenzione sono infiniti e si susseguino a ritmo incalzante.
Oggi, con questo post, desidero dare un po' di visibilità al lavoro di tutti coloro che lavorano dietro le quinte.

Fr Beppe Gaido



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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