mercoledì 28 settembre 2016

Ancora una bambina violentata

Non è purtroppo una "specialità" di Chaaria.
So che succede un po' in tutto il mondo.
Da tempo purtroppo di pedofilia è piena la cronaca dei giornali.
Ma è comunque una cosa con cui non riesco proprio a fare pace.
Come "maschio" già mi sento umiliato e confuso ogni qualvolta devo visitare e riportare alla polizia il caso di una donna maggiorenne violentata da qualche altro maschio privo di coscienza e di scrupoli: mi chiedo come mai l'uomo si senta così superiore alla donna da sentirsi autorizzato ad usarla come mezzo di piacere sessuale contro il suo volere e senza il suo consenso. Trovo bestiale l'atto di un uomo che fa violenza ad una donna e la "viola" nella parte più intima del suo essere e del suo corpo.
Quando poi un maschio non se la prende con una maggiorenne ma con una bambina, allora in me provo un misto di rabbia, di ribellione e di ribrezzo allo stesso tempo.
Il caso a cui ho assistito oggi è quello di una bambina di 13 anni, violentata dallo zio...per me è al di là di ogni comprensione!!!
Devo comunque ammettere che non è il caso peggiore a cui ho assistito: più di una volta lo stupratore è stato il padre stesso della vittima.


E siccome non c'è mai limite al peggio, la bambina che ho visitato oggi non è certo la più giovane: alcuni mesi fa ho visitato una bimba
dell'asilo, forse di 4 anni, violentata da un gruppo di ragazzi di età non superiore ai 14 anni.
Oltre al trauma psicologico ed al dolore fisico per le lacerazioni, le contusioni ed i segni di violenza fisica, per queste povere vittime comincia poi il calvario della profilassi post-esposizione sia per HIV che per altre malattie sessualmente trasmesse...soprattutto quando lo stupratore è un ignoto.
L'altra cosa per me tristissima è che, per quanto frequente sia lo stupro, in genere poi gli uomini la fanno franca.
Anche questo aggiunge un senso di disagio e di colpa alla mia psicologia di maschio.

Fr Beppe Gaido


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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