venerdì 5 agosto 2016

Buon viaggio e grazie di tutto

Sappiamo per esperienza che nella vita tutto passa.
Già lo sapevano i primi filosofi greci, ed anche noi lo sperimentiamo quotidianamente.
E così è passata anche l'intensissima esperienza che insieme abbiamo vissuto a Chaaria!
Un mese intero!
Un mese pieno come un uovo di lavoro, di pazienti, di emergenze, di sofferenze, fatiche e gioie vissute sempre insieme.
E' stato coraggioso da parte tua venire per un mese in un posto che non conoscevi, ma credo che il tuo coraggio sia stato ripagato con molta gioia.
Sei arrivato quando a Chaaria non c'erano altri volontari.
Questa condizione, in sè potenzialmente difficile e foriera di frustrazioni da parte tua, si è invece trasformata in una grandissima occasione di integrazione, che tu hai saputo cogliere in pieno: essendo solo ti sei "dovuto" lanciare e cercare rapporti significativi sia con noi Fratelli che con i membri dello staff.
Non che tu ne avessi bisogno perchè, da Napoletano purosangue, hai nelle vene il sole, ed il tuo temperamento solare ti porta istintivamente verso gli altri. Hai saputo addirittura fare breccia nel carattere nebbioso di un Torinese un po' chiuso come il sottoscritto.
Hai fatto amicizia con i Fratelli: abbiamo parlato tanto, sia in ospedale che nei momenti dei pasti. 


Sei diventato un punto di riferimento sicuro per lo staff della sala operatoria, che ha imparato subito ad apprezzarti come professionista e come persona.
Sì, stare a Chaaria da solo ti ha aperto ancor di più all'amicizia nostra e di tutto lo staff.
Il grazie che ti esprimo non è quindi soltanto mio ma di tutti coloro che hanno lavorato con te e che hanno apprezzato la tua semplicità, la tua capacità di relazione, la tua competenza e la tua infaticabilità che ti portava a lavorare con ritmi quasi disumani.
Non sei mai uscito, neppure alla domenica, e ti sei sepolto nel lavoro per i malati!
Al nostro grazie si aggiunge quindi quello (espresso o sottinteso) di tutti gli ammalati a cui hai salvato la vita, e quello di coloro a cui hai fatto un intervento chirurgico che altrove non avrebbero potuto permettersi.
A me hai insegnato tanto, e la tiroide ne è soltanto un esempio.
Ho imparato molto di più, in varie branche della chirurgia generale...e tu me lo hai insegnato senza boria nè gelosia, ben consapevole che se una cosa la imparo io, poi il beneficio si riverbera su tutti i malati che potranno essere operati sempre, senza dover aspettare il nuovo turno di volontariato del chirurgo italiano.
Abbiamo deciso che il nostro non è un addio, ma un arrivederci.
Lo spero davvero tanto perchè molti a Chaaria hanno bisogno di te...io prima di tutti!
Sentiti benvenuto ogni volta che potrai tornare e fin da ora accogli la nostra riconoscenza per quanto ancora potremo fare insieme sia per aiutare gli altri e sia anche per imparare e far crescere ancora un po' gli standard di Chaaria.
Buon viaggio e buon ritorno in Italia.
Speriamo che il tuo entusiasmo sia contagioso anche in patria e che tu possa portarci qualche altro collega bravo come te. Un abbraccio forte da parte di tutti noi di Chaaria.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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